Strategie di Exit per Startup:il caso Buddyfit e le tendenze delle operazioni di successo in Italia


L’exit strategy rappresenta una delle fasi più decisive e strategiche nel ciclo di vita di una startup. In un contesto imprenditoriale sempre più competitivo e dinamico, la capacità di un founder di pianificare un’uscita efficace rappresenta un elemento chiave per massimizzare il valore generato nel tempo.

Se da un lato molti founder si concentrano esclusivamente sulla crescita della startup e sull’acquisizione dei clienti, dall’altro diventa fondamentale avere una visione chiara su come capitalizzare tale crescita. L’exit rappresenta infatti non solo la conclusione di un capitolo imprenditoriale, ma anche l’inizio di nuove e potenziali opportunità, sia per i founder che per gli investitori.

Le principali modalità di exit

Le modalità di exit sono molteplici e variano a seconda di diversi fattori, come la posizione di mercato dell’azienda, le condizioni finanziarie e le opportunità strategiche disponibili. Le principali modalità includono:

  1. Vendita delle quote (M&A): Questa può essere considerata la forma di exit più comune, in cui la startup viene acquisita da una società più grande, sia essa un’azienda consolidata o un fondo di private equity. Il principale vantaggio di questa modalità è la possibilità, per i fondatori, di monetizzare rapidamente il proprio investimento, rischiando però di perdere il controllo sulla gestione del progetto.
  2. Quotazione in Borsa (IPO): Si tratta di un’operazione ambiziosa, che può portare a guadagni significativi e a un aumento di visibilità per la startup. Tuttavia, la quotazione comporta costi elevati e una gestione complessa, influenzata soprattutto dalle rigorose regolamentazioni del mercato azionario.
  3. Acquisizione da parte di un fondo di private equity: Questa modalità permette ai fondatori di realizzare un ritorno economico, mantenendo però la gestione attiva del business, per portarlo a una crescita futura. Si tratta di un’operazione rivolta soprattutto alle startup in fase di consolidamento, che necessitano di supporti ulteriori per poter continuare la propria espansione.
  4. Liquidazione forzata: Si tratta dell’opzione più drastica, adottata quando una startup non riesce a raggiungere i risultati sperati e deve chiudere la sua attività. Gli asset vengono così venduti per soddisfare i creditori e saldare eventuali debiti.

Il panorama delle exit delle startup italiane

Il panorama odierno delle exit delle startup italiane è in crescita, ma continua a rimanere relativamente limitato. Nonostante questo ecosistema stia attirando sempre più attenzione da parte degli investitori, le exit restano ad oggi degli eventi rari. Secondo i dati forniti da Finance Community, nel 2024 si sono registrate solamente 34 operazioni, di cui una IPO e la restante parte M&A: è stato dunque un anno complesso. La percentuale di startup italiane che riescono a raggiungere una fase di exit tramite vendita, IPO o M&A si attesta tra il 10 e il 15% del totale (dati riguardanti però il 2023), confermando quanto sia difficile il percorso verso una conclusione di successo per questo tipo di realtà imprenditoriale. Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici, tra cui sicuramente l’assenza di una cultura consolidata di investimento nelle fasi più mature delle startup e le difficoltà di reperire risorse finanziarie adeguate per sostenere un rapido sviluppo del progetto.

Tuttavia, un altro studio, realizzato da StartupItalia, ha evidenziato come sette startup siano riuscite, nello scorso anno, a distinguersi per il valore dei player coinvolti nella loro operazione di exit. Esse sono:

  • Awhy (operante nel mercato degli assistenti virtuali, acquisita da Net Results)
  • Awns (utilizzo dell’IA per la gestione della forza lavoro, Zucchetti)
  • Sys Design (settore dell’automazione robotica, Scaglia Indeva SpA)
  • BacktoWork (equity crowdfunding, Opstart)
  • Fiscozen (startup per la gestione delle partite IVA, acquisita da VISMA)
  • Switcho (servizio di comparazione luce, gas, telefonia, assicurazioni, Moltiply Group)

Il caso Buddyfit: un’exit di successo

La settima startup che ha esercitato un’importante operazione di exit risulta essere Buddyfit, fondata a Genova nel 2019 da Gabriele Ciferri, Stefano Cortese e Stefano Manzoni. Buddyfit ha sviluppato una piattaforma digitale dedicata al fitness online, offrendo corsi di yoga, pilates e altre attività legate al benessere disponibili a fronte di un abbonamento mensile.

Buddyfit ha ricevuto tra il 2020 e il 2021 investimenti pari a 6 milioni di euro, provenienti da diversi manager e business angels internazionali: ciò ha permesso ad essa di svilupparsi ulteriormente, riuscendo ad ingaggiare in qualità di ambassador volti noti come Zlatan Ibrahimovic e Diletta Leotta, e stringendo un rapporto di partnership con Diadora per la fornitura del materiale tecnico. Nel 2022 è avvenuto un aumento di capitale di 6,7 milioni di euro da parte del fondo di investimento Azimut Digitech Fund, seguito successivamente da Cairo Communication Spa e Rcs MediaGroup spa. Oggi Buddyfit conta più di un milione di followers su Instagram e circa 800.000 su Tik Tok, con clienti provenienti non solo dal mercato italiano ma anche da quello spagnolo.

Nel 2024, Buddyfit ha raggiunto una tappa fondamentale nella sua evoluzione, venendo acquisita da Oakley Capital, uno dei principali fondi di private equity europei, attraverso la sua portfolio company 7Nxt, che include altri player digitali operanti nel fitness, come Gymondo. L’acquisizione della startup genovese è avvenuta con il contributo della società di consulenza legale Alma Led, che ha già assistito un altro investitore in Buddyfit nel dicembre 2023: si tratta di CDP Venture Capital, uno dei principali fondi d’investimento italiani, che mira a supportare la crescita e l’innovazione nel settore delle start-up e delle PMI ad alta tecnologia. Attraverso questa operazione, Oakley Capital ha voluto cogliere l’opportunità di consolidarsi in questo mercato, che si stima crescerà significativamente nei prossimi anni, con un valore previsto di oltre 3 miliardi di euro entro il 2027.

Saper pianificare un’efficace strategia di exit è dunque un passaggio cruciale per qualsiasi startup. Il caso di Buddyfit dimostra come una realtà di questo tipo, se ben gestita e con una visione chiara, possa non solo crescere ma anche attrarre importanti investitori e potenziali opportunità di fusione e acquisizione, dando il via a una nuova fase del proprio percorso.

FONTI
https://dealflower.it/oakley-acquisisce-buddyfit-e-scommette-sul-fitness-in-italia-e-spagna
https://www.oakleycapital.com/news-and-insights/7nxt-acquires-buddyfit-to-become-the-leading-
online-physical-and-mental-fitness-platform-in-europe

https://www.themiddlemarket.com/latest-news/oakley-capital-backed-7nxt-acquires-7mind
https://newsnreleases.com/2020/10/01/oakley-capital-acquires-a-majority-stake-in-fitness-and-
nutrition-platform-7nxt-gmbh

https://www.lse.co.uk/news/oakley-capital-fund-takes-majority-stake-in-fitness-platform-7nxt-
ryia2ia8agpaxie.html

https://www.economyup.it/innovazione/exit-per-buddyfit-startup-italiana-di-fitness-online-
acquisita-da-oakley-capital-ora-entra-in-gymondo

https://startupitalia.eu/startup/investimenti-startup-2024-sios-winter/
https://financecommunity.it/venture-capital-in-italia-nel-2024-investiti-15-miliardi-in-417-round/
Pagina LinkedIn di Buddyfit

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Alessandro Spoli, classe 2005 studente di Scienze Economiche e Finanziarie. Con un'esperienza pregressa da atleta professionista, attualmente ricopre il ruolo di analista finanziario presso Starting Finance Club Unige, dove si occupa…

Pietro Santamaria, genovese classe 1999, è neolaureato in Management presso l'Università degli Studi di Genova. E' appassionato di sport e di tutto ciò che ruota intorno a questo mondo, a livello…

Daniele Ottonello, genovese classe 2002, è un laureando in Amministrazione, Finanza e Controllo presso l'Università degli Studi di Genova. E' appassionato di sport, mercati finanziari e finanza personale. Un'altra sua passione…