Studiare economia significa comprendere le dinamiche che regolano mercati, imprese, istituzioni e comportamenti individuali. Ma il vero vantaggio competitivo di uno studente oggi non si costruisce solo tra libri e lezioni frontali. Sempre più spesso, ciò che fa la differenza nell’ingresso nel mondo del lavoro è la capacità di saper collaborare, comunicare, gestire risorse, prendere decisioni e costruire reti solide. E in questo, l’associazionismo universitario gioca un ruolo centrale, anche — e soprattutto — quando non è legato strettamente all’ambito economico.
Partecipare a un’associazione studentesca, anche se culturale, sociale o legata alla rappresentanza, offre a uno studente di economia un’opportunità concreta di sperimentare sul campo ciò che spesso resta teorico: pianificazione, leadership, organizzazione di eventi, gestione di budget, comunicazione istituzionale, rapporti con enti e stakeholder. Tutti aspetti che parlano il linguaggio dell’economia, ma che si vivono in un contesto più ampio e umano.
Molti studenti tendono a cercare esperienze “coerenti” con il proprio percorso accademico, tralasciando attività che a prima vista sembrano distanti. In realtà, entrare in un’associazione può rappresentare un vero e proprio valore aggiunto: permette di uscire dalla propria comfort zone, di imparare a relazionarsi con persone di background diversi, di sviluppare empatia, creatività e capacità di ascolto — competenze sempre più richieste nel mondo del lavoro.
Organizzare un’attività culturale, coordinare un progetto , gestire una campagna elettorale universitaria o costruire un progetto di inclusione sociale mette in moto le stesse dinamiche di un’impresa: obiettivi da raggiungere, risorse da gestire, risultati da valutare. Lo studente di economia che sa mettersi in gioco in questi contesti acquisisce una forma mentis concreta, flessibile e orientata al risultato.
NETWORKING TRASVERSALE: IL VERO VALORE NASCOSTO
L’associazionismo è prima di tutto una rete. Non solo contatti con altri studenti e realtà universitarie, ma spesso anche relazioni con aziende partner, istituzioni, ONG, fondazioni, ex membri ora professionisti affermati. Anche in associazioni non settoriali, le occasioni di networking sono moltissime, e sono proprio quelle meno “attese” a risultare le più interessanti.
Un dibattito con un giornalista, un convegno con un rappresentante istituzionale, una collaborazione con un’azienda per sponsorizzare un’iniziativa culturale diventano occasioni preziose per mettersi in luce, entrare in contatto con il mondo esterno e accedere a opportunità che spesso sfuggono ai percorsi più convenzionali.
SOFT SKILLS E LEADERSHIP: CIÒ CHE I LIBRI NON INSEGNANO
Per chi si forma in economia, il pensiero analitico e la capacità di risolvere problemi sono competenze fondamentali. Ma il mondo del lavoro cerca oggi professionisti completi, capaci di guidare un gruppo, motivare le persone, gestire imprevisti, comunicare in modo efficace. Tutti elementi che non si trovano nei manuali, ma si apprendono nel confronto con l’altro, nel gestire dinamiche di gruppo, nel prendersi responsabilità reali.
Far parte di un’associazione significa assumere ruoli di responsabilità, prendere decisioni, confrontarsi con opinioni diverse, lavorare per obiettivi condivisi. È lì che si impara davvero a essere leader, non per autorità, ma per capacità e visione.
UNA RETE CHE RESTA
L’esperienza associativa non finisce con la laurea. Anzi, in molti casi è proprio da lì che inizia a generare valore. Le amicizie e i legami nati in associazione diventano negli anni contatti professionali, collaboratori, soci. Molte carriere di successo iniziano con una telefonata tra due ex membri di un’associazione universitaria.
Le competenze acquisite in questo contesto sono spesso riconosciute e valorizzate dai recruiter: testimoniano intraprendenza, curiosità, spirito di iniziativa e capacità di lavorare in contesti complessi.
Per uno studente, entrare i n un’associazione universitaria — anche se non legata direttamente alla propria area di studio — è un atto di intelligenza strategica. È un modo per arricchire la propria formazione, sviluppare competenze trasversali, costruire relazioni significative e allenarsi al mondo reale.
L’università è il momento ideale per investire nel proprio capitale umano. E l’associazionismo, più di ogni altra esperienza, consente di farlo in modo autentico, dinamico e condiviso. Non è tempo sottratto allo studio: È TEMPO INVESTITO NEL PROPRIO FUTURO.