Le forze armate di tutto il mondo stanno vivendo una profonda trasformazione tecnologica. L’adozione di dati avanzati e cloud specifici consente nuove operazioni multidominio, capaci di prevedere l’integrazione simultanea di più piani operativi, come evidenzia l’International Institute for Strategic Studies.
Anche la NATO ha iniziato a mettere il personale al centro della trasformazione digitale: la sua strategia mira a un processo che coinvolga “sia le persone che la tecnologia” e, in questo quadro, l’intelligenza artificiale, le cui applicazioni sono già evidenti, promette di rivoluzionare i sistemi di difesa con sistemi di sorveglianza intelligenti, veicoli autonomi, logistica potenziata.
Secondo Leonardo, infatti, “l’intelligenza artificiale sta trasformando il settore della difesa, offrendo nuove opportunità operative e di carriera”. Inoltre, iniziative europee come il piano “Readiness 2030”, puntano sui droni autonomi come pilastro strategico, benché le sfide etiche e di cybersecurity da affrontare siano numerose. In tutto ciò, come si sta muovendo l’Italia per innovare il futuro lavorativo nel settore della difesa per non farsi travolgere dall’ondata di cambiamenti previsti dall’avanzamento digitale e tecnologico?
Cybersecurity come priorità strategica
L’aumento degli attacchi informatici rende cruciale la difesa digitale. I dati del Global Security Operation Center di Leonardo a Chieti mostrano un incremento del +32% degli attacchi ransomware in Italia nel solo III trimestre 2023 rispetto all’anno precedente. Per questo la sicurezza deve essere “by-design”, cioè non deve essere un’aggiunta, ma un elemento strutturale del prodotto: come scrive Leonardo, la cybersecurity “deve rappresentare il fondamento integrato fin dalla nascita di ogni servizio o infrastruttura digitale”.
Occorre passare da una postura reattiva a una proattiva e “integrata”, usando IA e formazione per costruire sistemi sicuri dall’origine. La cybersicurezza è sì tecnologia, ma anche cultura e servizio, cosicché migliorando le difese si possano sviluppare competenze specializzate e creazione continua di cultura della sicurezza.
Competenze e formazione per il lavoratore di domani
Le nuove tecnologie ridefiniscono i profili professionali. Molti compiti routinari vengono automatizzati, ma emergono forti richieste di figure ad alto contenuto tecnico. Una ricerca di Assolombarda evidenzia che l’intelligenza artificiale “automatizza compiti ripetitivi… sostituendo lavori nei settori della produzione, logistica e servizi” ma contemporaneamente “crea nuove opportunità lavorative, aumentando la domanda di competenze specializzate come data scientist e ingegneri di machine learning”. In pratica, servono sia abilità tecniche avanzate (programmazione, analisi dati, gestione IA) sia qualità umane come creatività e pensiero critico.
Per questo le istituzioni militari investono in formazione continua, ad esempio il progetto interforze SFIDA2 del Ministero della Difesa, frutto della collaborazione con il Politecnico di Milano, punta a creare un “ecosistema formativo evoluto” con percorsi di reskilling personalizzati. Proprio al fine di valorizzare la creatività sono state costruite delle sinergie sul versante civile e accademico, non solo per quanto riguarda il consolidamento delle capacità tecnologiche nel settore, ma persino con la costituzione di una “riserva cyber” composta da professionisti del privato da attivare in caso di crisi, ha annunciato il ministro Crosetto.
Il contesto italiano: imprese e investimenti
L’Italia dispone di un’industria della difesa avanzata. Il Paese è sesto al mondo nel comparto aerospazio, difesa e sicurezza, con circa 4.000 aziende che fatturano globalmente attorno a 19-20 miliardi di euro all’anno. I due colossi nazionali, Leonardo e Fincantieri, generano da soli l’80% del fatturato industriale difesa, piazzandosi tra i primi 10 gruppi globali. L’Italia vale circa il 14% del giro d’affari europeo della difesa e ha aumentato le esportazioni di sistemi militari dell’86% negli ultimi cinque anni.
Questo boom coincide con un rafforzamento delle competenze nazionali: l’Amministratore Delegato di Leonardo Roberto Cingolani afferma che “il livello di digitalizzazione di un Paese determina il suo posto nel mondo”, sottolineando come capacità computazionale e innovazione siano driver fondamentali. Anche il governo è allineato: Crosetto ricorda che “l’intelligenza artificiale è una priorità del governo” e spiega che la Difesa sta “potenziando la digitalizzazione” e adottando tecnologie all’avanguardia come intelligenza artificiale e cloud evoluti. Dal PNRR arrivano poi finanziamenti mirati, con misure specifiche per la digitalizzazione del ministero.
Che futuro ci aspetta?
Alla luce dell’avanzamento digitale e tecnologico, il futuro del lavoro nel settore difesa per il nostro Paese dipenderà dalla capacità di integrare tecnologia e capitale umano. Sarà fondamentale formare nuove figure professionali in ambito informatico e cibernetico, valorizzando anche competenze trasversali, dalla capacità di leadership, al problem solving, sino alla comprensione multidisciplinare. La collaborazione tra Stato, industria e università, già avviata con iniziative e accordi di ricerca, sarà un tassello chiave per allineare la forza lavoro alle esigenze future.
Attualmente gli sforzi congiunti esistono ma non sono sufficienti: solo con una progettazione mirata, specialmente con il mondo accademico, la difesa potrà garantire vantaggio competitivo e sicurezza, alimentando innovazione e crescita occupazionale in un settore strategico per la geopolitica internazionale e per l’economia del nostro Paese.