Imparare facendo: il nuovo paradigma della motivazione in ateneo


Introduzione 

Negli ultimi anni il contesto universitario ha visto una trasformazione profonda, sospinta dalla digitalizzazione, dalla concorrenza globale e dalle mutate aspettative degli studenti. Questo cambiamento si riflette in tre direttrici chiave: modelli didattici ibridi, centralità delle competenze trasversali e personalizzazione dei percorsi. Queste innovazioni condividono sfide comuni: ritmi di studio serrati, carenza di supporti motivazionali e programmi poco allineati con il reale mondo del lavoro. 

Un sistema universitario che cambia: come stimolare impegno e collaborazione? 

Secondo l’OECD, l’impegno e la motivazione degli studenti restano leve decisive per l’apprendimento (oecd.orgoecd.org). Tuttavia, meno della metà degli iscritti nei Paesi OCSE pone domande quando non comprende il materiale – una pratica essenziale per consolidare le conoscenze e affinare il pensiero critico. L’Italia non si discosta da questa media, segnalando una diffusa riluttanza a interagire con docenti e pari che, di fatto, frena la piena valorizzazione dei percorsi formativi. 

I numeri parlano chiaro, l’UNESCO evidenzia la rapida espansione del sistema universitario mondiale: nel 2025 gli iscritti hanno toccato quota 264 milioni, 25 milioni in più rispetto al 2020 e oltre il doppio rispetto al 2000 (unesco.org). Questa crescita, se da un lato democratizza l’accesso, dall’altro stressa l’ecosistema accademico: le strutture didattiche e i servizi di orientamento, già sotto pressione, faticano a mantenere standard di qualità adeguati, ampliando così il divario fra la crescente domanda formativa e la capacità dell’offerta di accompagnare gli studenti in modo efficace. 

In un’università in crescita, lo studente dev’essere visto prima come persona che come un semplice numero, un voto. 

Quando lo studio diventa leva di autorealizzazione, la ricerca conferma che aumentano resilienza e pensiero critico (https://f1000research.com/articles/14-344). Approcci didattici attivi — problem-based learning, challenge-based learning e laboratori interdisciplinari — traducono la teoria in pratica, facendo dell’aula un terreno dove ciascuno può mettersi alla prova oltre il voto o il titolo. 

Il coinvolgimento come chiave di crescita umana 

Accanto a queste pratiche, è fondamentale rafforzare le reti di sostegno personale. Programmi di peer-tutoring e reverse mentoring – dove gli studenti più esperti affiancano le matricole e, a loro volta, ricevono supporto su competenze digitali o linguistiche – riducono l’isolamento e aumentano il senso di gruppo. 

Un esempio emblematico lo troviamo alla Yale University, con il progetto Walden Peer Counseling: help-line gestita da studenti, gratuita e anonima, attiva ogni notte dalle 20 alle 8

. I volontari, dopo un training rigoroso, offrono ascolto su qualsiasi problema, sia al telefono sia con incontri serali nella sede del campus (walden.sites.yale.edu). L’iniziativa mostra come il supporto “student-to-student” colmi le lacune dei servizi istituzionali e rafforzi la coesione della comunità accademica. 

É fondamentale riportare l’esperienza universitaria al suo fulcro: la crescita umana prima ancora di quella curriculare. 

Stimolando impegno e collaborazione, la domanda non è più: “quanto nozionismo trasferiamo?”, bensì “quale valore concreto generiamo insieme?”

Conclusione 

Quando l’università rinuncia a essere un’officina di sperimentazione continua, il sapere resta sospeso, privo di radici nel vissuto. Al contrario, un campus che incoraggia progetti co-creati, mentoring tra pari e tirocini guidati trasforma ogni tentativo – anche l’errore – in un tassello di crescita. Così lo studente giunge alla laurea, che non è solo un voto su un pezzo di carta, ma il risultato di relazioni professionali, competenze testate sul campo e della chiara percezione del proprio percorso. Questa sintesi tra rigore teorico e pratica concreta è ciò che il network studentesco in evoluzione si impegna a coltivare, affinché l’esperienza universitaria diventi davvero generativa.

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