In un’epoca di profonde trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche, la Liguria si trova al centro di sfide cruciali: attrarre e trattenere i giovani, innovare i modelli produttivi, rafforzare le infrastrutture e garantire servizi pubblici all’altezza. Per approfondire questi temi abbiamo intervistato il Presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, attraverso uno scambio a due voci: quella del rappresentante degli studenti liguri nel Consiglio di amministrazione dell’Università di Genova Alessandro Agazzi e quella del Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Liguria Fabiano Gollo.
Un dialogo diretto e concreto, tra mondo accademico, imprenditoriale e istituzionale, per capire quale visione guiderà la Liguria nei prossimi anni.
Presidente Bucci, la sua lunga esperienza nel settore privato, anche internazionale, ha sicuramente influenzato il suo approccio alla guida della cosa pubblica. Qual è stato, secondo lei, il principale valore aggiunto che ha potuto trasferire dal mondo aziendale alla pubblica amministrazione? E quali le difficoltà maggiori nel confrontarsi con le logiche, spesso più lente, della burocrazia?
La cosa più importante che ho portato dalla mia esperienza nel settore privato è un approccio fondato su tre elementi chiave: leadership, management e orientamento ai risultati. Sono questi, a mio avviso, i pilastri fondamentali sia per la gestione di un’impresa che per quella del settore pubblico. Non c’è alcuna differenza sostanziale tra i due ambiti: entrambi devono produrre risultati concreti. Se il pubblico non è in grado di offrire risultati, non sta svolgendo il suo compito.
E per ottenere risultati servono due cose: la leadership, cioè la capacità di guidare le persone e il management, ovvero la capacità di gestire risorse, processi e strutture. In Italia, purtroppo, non si insegna abbastanza la distinzione tra leadership e management, mentre nei manuali americani questa differenza è chiarissima. È fondamentale comprendere che si tratta di due competenze diverse: c’è chi è un buon leader, chi è un buon manager e chi, nei casi migliori, riesce a essere entrambe le cose. Imparare a riconoscerle e svilupparle è essenziale per costruire un’amministrazione pubblica moderna ed efficace.
Nel CdA dell’Università di Genova -dice il rappresentante degli studenti Alessandro Agazzi- abbiamo appena approvato un progetto di fattibilità dei laboratori della Scuola Politecnica agli Erzelli. Lei, che è stato Amministratore Delegato di Liguria Digitale, conosce bene il valore strategico di questo polo.In un momento in cui Genova si candida a Capitale del Dato e l’innovazione digitale è centrale, la Liguria è davvero pronta a diventare protagonista in questo scenario tecnologico?
Genova ha sempre avuto un ruolo pionieristico nell’innovazione tecnologica. Basti pensare che già negli anni ’80, proprio qui, è stato sviluppato il primo browser Internet italiano. Abbiamo quindi una tradizione solida e una competenza tecnica che affonda le radici nel passato ma guarda con decisione al futuro.
La nostra filiera del know-how è estremamente qualificata, con una rete composta sia da piccole e medie imprese altamente specializzate, sia da grandi player come Leonardo ed Ericsson. Questo ci consente di essere perfettamente pronti a guidare la transizione digitale.
Non a caso, abbiamo recentemente candidato Genova a ospitare una delle cinque gigafactory europee dell’intelligenza artificiale: una proposta che abbiamo presentato al Ministero competente, con l’ambizione che quella italiana venga realizzata proprio qui. È una sfida importante, ma siamo convinti di avere tutte le carte in regola per vincerla.
La Liguria è la regione con l’età media più alta d’Italia, una condizione che pone sfide rilevanti. Cosa si può fare, concretamente, per invertire questa tendenza?
Genova e la Liguria stanno diventando sempre più attrattive per i giovani. I numeri lo dimostrano: circa il 30% degli immatricolati all’Università di Genova proviene da fuori città, e questo è un segnale forte. È vero, abbiamo una popolazione anziana, ma questo accade perché molte persone — italiani e stranieri — scelgono di trasferirsi qui per godersi gli anni del pensionamento. La qualità della vita, il clima e i servizi rendono la nostra regione un luogo ideale anche per vivere più a lungo.
Detto questo, i giovani ci sono, e sono sempre di più. La Liguria offre opportunità e stiamo lavorando per consolidare questa tendenza. Non dobbiamo temere il fatto che alcuni giovani vanno all’estero: fa parte di un sistema sano e dinamico. L’importante è che ci sia un flusso, un ricambio. Un territorio che cresce è quello dove c’è movimento: persone che vanno e persone che arrivano. È questo il modello che vogliamo: un sistema aperto, in crescita, non chiuso su sé stesso.
Presidente, se dovesse descrivere la sua visione per la Liguria dei prossimi cinque anni con solo tre parole chiave, quali sceglierebbe e perché?
Le tre parole chiave per la Liguria dei prossimi cinque anni sono: infrastrutture, sanità e lavoro. Su questi tre pilastri si concentrerà il nostro impegno. Infrastrutture significa rimettere in sesto ciò che c’è e realizzare ciò che manca, per rendere la regione più connessa ed efficiente. Lavoro vuol dire creare nuove opportunità, soprattutto per i giovani, e sostenere l’occupazione con politiche concrete. E infine, ma non meno importante, sanità: perché non può esserci vera qualità della vita senza un sistema sanitario all’altezza. Vivere bene significa anche poter contare su un servizio sanitario eccellente, accessibile e moderno. Su questo, non abbiamo dubbi: continueremo a investire con determinazione.
Come si migliora la qualità della sanità nei prossimi anni?
Il primo passo è potenziare le strutture: abbiamo in programma la costruzione e l’ammodernamento di cinque nuovi ospedali, oltre alla realizzazione di 32 case e ospedali di comunità, di cui sei sono già attivi. Parallelamente, è fondamentale intervenire sull’organizzazione interna del sistema sanitario, che va completamente ristrutturata per renderla più efficiente e vicina ai cittadini.
Uno degli obiettivi principali sarà l’azzeramento delle liste di attesa, un problema che incide direttamente sulla qualità delle cure. Questi sono i punti chiave su cui ci concentreremo nei prossimi cinque anni e sono convinto che ci riusciremo.
Sul palco di Talentis -dice il Presidente di CONFINDUSTRIA Giovani Liguria Fabiano Gollo- ho raccontato i miei fallimenti e le lezioni apprese il che mi ha mi ha connesso con il pubblico. Le chiedo: qual è stato, nella sua esperienza professionale o amministrativa, uno dei suoi più grandi fallimenti e cosa ha imparato da quell’esperienza?
Uno dei momenti più difficili della mia carriera è stato quando lavoravo negli Stati Uniti: mi fu chiuso un progetto a cui tenevo molto, non per motivi tecnici, ma perché il business decise che non era più strategico. È stata una lezione importante su come, anche quando si lavora bene, ci sono dinamiche aziendali più grandi che possono cambiare le carte in tavola.
Anche nel mio ruolo da Sindaco ho vissuto situazioni simili: avrei voluto portare avanti molto più rapidamente lo sviluppo delle metropolitane a Genova, ma i tempi si sono allungati. Alcune aziende coinvolte sono andate in crisi o sono fallite e questo ha inevitabilmente rallentato l’avanzamento dei lavori. In entrambi i casi ho imparato che, per quanto si possa pianificare, è fondamentale saper gestire l’imprevisto e non perdere la visione d’insieme.
Presidente, prima ha sottolineato che in Liguria i giovani sono presenti e attivi. Se dovesse rivolgere loro un consiglio da padre, quale sarebbe?
Il consiglio che darei ai giovani — non solo da padre, ma anche da manager e da persona con esperienza — è questo: seguite ciò che davvero volete fare. Non lasciatevi trascinare dagli altri, perché il percorso deve essere il vostro. Dovete avere chiaro dove volete arrivare.
Allo stesso tempo, però, vi dico: “andate in stazione e prendete il primo treno”. Cioè, cogliete la prima opportunità che vi si presenta, anche se non è quella perfetta. Bisogna partire, mettersi in movimento. Se aspettate l’occasione ideale, rischiate di non partire mai. La chiave è sapere dove si vuole andare, ma iniziare da subito con ciò che c’è. È così che si costruisce il futuro.
C’è una persona a cui si sente particolarmente grato per il percorso che ha compiuto, sia personale che professionale?
Ci sono due persone a cui devo molto nel mio percorso professionale. La prima è stato il mio primo grande capo: mi ha aiutato davvero tanto a comprendere cosa significa essere un manager e, soprattutto, un leader. È stato fondamentale nei miei primi passi nel mondo del lavoro.
La seconda è una donna, Sharon, con cui ho lavorato per circa sei o sette anni. È la persona che più di tutte ha contribuito alla mia crescita professionale, perché ha saputo riconoscere e valorizzare le mie capacità, perfettamente complementari alle sue. Grazie alla sua fiducia e alla nostra collaborazione, ho potuto fare un importante salto di carriera.
L’intervista al Presidente Bucci restituisce l’immagine di una Liguria ambiziosa, che punta su tre direttrici fondamentali: infrastrutture, sanità e lavoro. Una regione che intende crescere aprendosi al mondo, creando opportunità per chi parte e per chi arriva e valorizzando il contributo dei giovani come motore di cambiamento.
Come co-redattori, provenienti da due realtà diverse ma complementari — quella universitaria e quella imprenditoriale — portiamo a casa un messaggio chiaro: per costruire il futuro della Liguria servono visione, coraggio e la capacità di “prendere il primo treno”, cogliendo le opportunità fin da subito. È una sfida che riguarda tutti noi.