UniBo Motorsport e la corsa verso la mobilità sostenibile


Nel corso degli ultimi anni, ha preso sempre più corpo nella coscienza delle persone la necessità di conversione verso un nuovo tipo di mobilità che non sia unicamente orientata allo spostamento tra il punto A e il punto B. Una mobilità che prenda in considerazione i molteplici fattori, soprattutto ambientali ed economici.

Tutto ciò trainato dalla forte penetrazione che le problematiche climatiche, ormai sotto gli occhi di tutti, stanno avendo nel panorama globale. In aggiunta, i crescenti costi della vita hanno portato una rivisitazione delle necessità familiari, portando l’automobile in fondo alla gerarchia dei bisogni. In questo contesto si inserisce efficacemente la crescente domanda di soluzioni alternative in grado di coniugare efficienza, accessibilità e rispetto per l’ambiente. Di conseguenza oggi istituzioni, imprese e centri di ricerca sono chiamati a ripensare radicalmente il concetto di mobilità, abbandonando modelli obsoleti in favore di sistemi integrati, intelligenti e a basse emissioni.

Mobilità sostenibile non significa solamente elettrificazione: vuol dire progettare veicoli più leggeri e meno energivori dotati di tecnologie per il recupero dell’energia e che, in un’ottica di lungo periodo, possano essere gestiti con l’obiettivo di ottimizzare i flussi di traffico. Inoltre, un ruolo sempre più centrale all’interno di questo paradigma è ricoperto dalla micromobilità: un insieme di soluzioni leggere, spesso elettriche, pensate per coprire brevi e medie distanze in ambito urbano. Monopattini, biciclette elettriche, scooter condivisi e dispositivi personali stanno rivoluzionando il modo in cui ci muoviamo nelle città, rispondendo in maniera agile alle esigenze di rapidità, economicità e basso impatto ambientale.

Di conseguenza, c’è davvero una strada già tracciata da dover percorrere?

La situazione è molto più complessa e fossilizzarsi su una sola opzione potrebbe risultare controproducente. Per questo motivo il team di UniBo Motorsport, e l’Università di Bologna tutta, sono da anni impegnati in un processo di transizione di ampio respiro, che possa donare diverse soluzioni sotto diversi punti di vista. Il team può contare su due prototipi interamente elettrici (una moto e una vettura di tipo Formula) oltre che ad uno a propulsione ibrida   (anche questa una vettura Formula). La varietà prodotta, oltre a fungere da stimolo ai 350   ragazzi che lavorano al progetto, permette di mettere in pista una moltitudine di soluzioni che potrebbero essere traslate dall’ambito racing a quello civile. Un’altra opzione attualmente studiata dal team, e da altre realtà dell’ateneo Felsineo, è l’idrogeno che si distingue dall’elettrico convenzionale per l’utilizzo di una fuel cell, o cella a combustibile, che converte l’idrogeno in elettricità attraverso una reazione elettrochimica, producendo come unico sottoprodotto vapore acqueo.

Rispetto alle batterie, le fuel cell offrono vantaggi in termini di tempi di rifornimento, più rapidi, oltre alla maggiore autonomia, rendendole particolarmente interessanti per applicazioni in settori dove peso e tempi di ricarica, come i trasporti pesanti su gomma costituiscono ancora delle barriere.

In questo scenario in rapido sviluppo, è di primaria importanza riconoscere il ruolo che ogni soggetto ha, e può avere, nel dipingere la tela della futura mobilità. Il cambiamento non può e non deve partire solamente dall’alto e dalle grandi aziende, ma può essere sospinto dal basso, in un’accelerazione costante verso il domani.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA