Hai voluto la bicicletta…? Forse dovresti volerla


Ammettiamolo, trovare parcheggio è diventato sempre più complicato. Prendiamo l’auto convinti di risparmiare tempo, poi giriamo venti minuti intorno all’isolato per cercare un posto, arriviamo tardi lo stesso e, come se non bastasse, dobbiamo anche camminare 10 minuti per raggiungere la destinazione.

In media passiamo 35 minuti al giorno a cercare dove lasciare la macchina: sono 8 giorni interi all’anno spesi a girare in tondo. E ogni minuto passato a caccia di un posto produce traffico, stress e… CO₂. Non ci credi? Un’auto media emette 120 g di CO₂ per ogni km.  Tradotto: fare 10 km in città significa “fumare” l’equivalente di 60 sigarette e non da soli, ma insieme a tutte le persone in coda con noi. Sappiamo tutti che il fumo fa male e molti scelgono di non fumare per questo.  E’ anche vero che molti di noi purtroppo hanno il vizio del fumo pur consapevoli dei rischi in cui incorrono. E allora la mia domanda sorge spontanea, quanto invece siamo consapevoli dell’impatto che la nostra scelta di utilizzare l’automobile ha su chi respira la nostra aria?

Il traffico cittadino pesa per circa il 25% delle emissioni di CO₂ in Italia. Non è un problema astratto, lontano: è qualcosa che respiriamo qui, ora, ogni giorno.

CONTRO COSA STIAMO COMBATTENDO?

Arriviamo ai nostri due nemici per eccellenza: CO2 e NOX.

Nel lontano XVII secolo, il chimico danese van Helmot stava banalmente bruciando del carbone.  Al termine della combustione si accorse che la massa di cenere era inferiore a quella del carbone iniziale, e se è vero che nulla si distrugge ma tutto si trasforma, la differenza doveva per forza essersi tramutata in altro. Arriviamo dunque alla scoperta del diossido di carbonio, comunemente noto con il nome di anidride carbonica, il primo gas ad essere scoperto.

All’epoca, la concentrazione di tale sostanza in atmosfera era inferiore ai 280 ppm, mentre adesso, a distanza di quattro secoli, siamo poco sopra i 420 ppm. L’aumento percentuale risulta essere circa dello 0,01%. 

So cosa starai pensando, ma purtroppo no, non è poco. E ti dirò di più, non serviranno certo altri quattro secoli per innalzare ulteriormente la concentrazione. La famosissima curva di Keeling, ovvero la linea che mette in relazione la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera in funzione degli anni, ha di fatto un andamento esponenziale.  Tradotto: sale di botto. Ed è proprio da questa “piccola” percentuale in aumento che si originano i grandi problemi.

E se è vero che uno degli elementi più abbondanti in natura è il carbonio, è anche vero che sia molto comune che si produca anidride carbonica. Questo perché, come ci insegna la chimica, la reazione della combustione presuppone la presenza di ossigeno, e dunque, qualsiasi sostanza a base di carbonio venga bruciata, genera questo tipo di reazione semplificata C + O2 -> CO2.

E le conseguenze?

Immagina di aver parcheggiato la macchina al sole, non credo che il viaggio sarebbe molto piacevole se non ci fosse la possibilità di abbassare i finestrini! Più o meno è questo l’effetto serra. Stiamo parlando di forzante radiativo, nello specifico, dell’aumento di esso.  Si tratta della misura dell’influenza di un determinato fattore, nel nostro caso CO2, nell’alterazione del bilancio tra energia entrante ed uscente nel sistema Terra-atmosfera. Mi spiego, è come se fungesse da scudo ma al contrario. Invece di proteggerci ci intrappola, aumentando notevolmente le temperature del suolo. Per questa scoperta dobbiamo ringraziare Arrhenius già nel 1896. Ma la domanda adesso sorge spontanea… perché a distanza di quasi 300 anni le cose sono solo peggiorate se già conoscevamo la causa? Perché l’uomo in quanto tale è egoista, come disse il nostro Hobbes, e a determinare le sue azioni è soltanto l’istinto di sopravvivenza. Stiamo infatti parlando di cause antropiche. Avete capito bene, da lasciarci con l’amaro in bocca… letteralmente!

Bisogna sapere infatti che elevate concentrazioni di CO2 a contatto con le mucose (naso, bocca, ecc.) danno vita ad una particolare reazione chimica chiamata solvatazione, che come risultato ha la produzione di acido carbonico, responsabile di odore e sapore acidulo, con conseguente irritazione delle zone coinvolte.

E per non discostarci troppo dalle fonti antropiche, non poteva mancare la produzione di NOX. Siamo sempre in ambito di gas, ma di diversa natura.  L’avvento del motore a combustione interna ha dato il via all’aumento delle percentuali dei derivati dell’azoto in ambiente.  L’azoto di base è un gas inerte, ovvero che non provoca reazioni chimiche, ed è naturalmente presente in aria con una percentuale di 78,09… Ottimo no? 

Purtroppo no, poiché c’è differenza tra azoto ed ossidi di azoto. Questi ultimi vengono infatti catalogati come sostanze inquinanti dell’atmosfera, provocando danni sull’uomo come asma e malattie respiratorie croniche.

Hai capito bene, proprio sull’uomo, fautore della loro dispersione in aria. 

Ritorniamo sempre al fenomeno della combustione. In questo caso non parliamo più del prodotto principale di tale reazione bensì di sottoprodotti dovuti proprio alla naturale presenza del nostro caro azoto in aria. Questo poiché, come già spiegato prima, per fare avvenire la combustione la presenza di ossigeno è necessaria, e allora, quale modo migliore se non utilizzare tutta l’aria come comburente. Si perché isolare l’ossigeno per poi bruciarlo sarebbe uno spreco sotto ogni punto di vista.

E’ da qui che si generano i sottoprodotti. Le alte temperature della combustione creano degli intermedi di reazione per i quali quest’ultima non può essere definita ideale.

 Ed eccoci qua, a parlare di gas biatomici che si dissociano e cercano stabilità l’uno nell’altro. 

Sembra strano dover combattere contro qualcosa che all’apparenza neanche è visibile, ma purtroppo le complicazioni che genera sono tutt’altro che inesistenti.

COME SI VINCE LA BATTAGLIA?

Ok, abbiamo capito che la macchina non è proprio la nostra migliore amica.  Ma allora? Non possiamo certo smettere di andare a lavoro. È qui che la bici diventa la nostra alleata silenziosa. Niente benzina, niente parcheggio, niente coda. Solo tu, due ruote e la strada libera.
Non è un ritorno al passato, è un salto in avanti.

Ma sicuramente tra noi ci sarà qualcuno che non è troppo fan dell’attività fisica, soprattutto se la città in cui vive non è perfettamente piatta. E lo so che l’ultima cosa che tutti vogliamo è arrivare sudati ai nostri appuntamenti. Arriva quindi in soccorso la bici elettrica: stesso concetto, ma con quel pizzico di aiuto che ti fa superare salite, vento contrario e distanze un po’ più lunghe senza trasformare il tragitto in un allenamento.
In pratica, il compromesso perfetto tra comodità e sostenibilità… senza emettere un grammo di CO₂. Il colosso della mobilità sostenibile, l’azienda Lime, è l’emblema di questa soluzione. Nel 2023, Lime ha superato 100 milioni di corse in oltre 250 città, evitando 14 000 tonnellate di CO₂ e sostituendo 33 milioni di viaggi in auto. E già era un risultato straordinario. Nel 2024, poi, ha fatto ancora meglio: 175 milioni di corse, 20 000 tonnellate di CO₂ risparmiate e 43 milioni di viaggi in auto evitati. Guardando questi numeri, è un po’ come piantare migliaia di alberi…  La prossima volta che ti trovi in coda a cercare parcheggio, chiediti: e se invece ci andassi in bicicletta? Non solo arriveresti prima, ma avresti contribuito a respirare un’aria un po’ più pulita, per te e per tutti.

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