In un mondo del lavoro in rapido cambiamento, dove la tecnologia ridisegna ruoli, competenze e priorità, servono visioni capaci di connettere conoscenza, impresa e istituzioni. È da questa prospettiva che Federico — giovane innovatore e consulente nel campo dell’innovazione e della ricerca — osserva le trasformazioni in corso in Europa e in Italia. Con una visione sistemica e concreta, racconta come la collaborazione tra università, imprese e governo possa diventare il vero motore di nuove opportunità professionali.
“Quando si parla di futuro del lavoro, dobbiamo pensarlo dentro una logica di tripla elica,” spiega Federico. “Governo, università e business privato non sono tre mondi separati: le opportunità nascono proprio dall’incrocio tra questi tre centri di gravità.”
L’Europa come laboratorio di innovazione
Secondo Federico, la chiave per comprendere il nuovo scenario occupazionale passa prima di tutto dall’Europa. Dopo la crisi pandemica, il piano Joint EU — poi tradotto in Italia nel PNRR — ha rappresentato un punto di svolta per il rilancio dell’economia e della ricerca.
“Oggi ci prepariamo a un nuovo programma quadro europeo,” racconta, “un piano che mobiliterà miliardi di euro in progetti di ricerca e sviluppo. Non si tratta solo di call per esperti, ma di un’occasione per giovani e aziende che vogliono innovare davvero.”
Tra i settori più promettenti cita l’ibridazione energetica, l’intelligenza artificiale applicata e le tecnologie per l’automazione dei processi. Temi diversi, ma uniti da una visione comune: l’integrazione tra competenze ingegneristiche, digitali e manageriali.
“È un momento storico in cui creare impresa è più semplice,” sottolinea. “Con l’intelligenza artificiale oggi si può passare da un’idea a un prototipo in tempi brevissimi. Le barriere all’ingresso si abbassano, e questo apre possibilità concrete per chi vuole mettersi in gioco.”
Dal PNRR all’autosostenibilità: l’Italia che deve imparare a camminare da sola
Se l’Europa spinge verso la conoscenza e l’innovazione, l’Italia si trova oggi in una fase cruciale. Con la fine dei fondi PNRR prevista nel 2025, oltre sessanta ecosistemi dell’innovazione dovranno trovare nuovi modelli per sopravvivere.
“È un banco di prova,” spiega Federico. “Abbiamo costruito tante iniziative grazie ai fondi europei, ma ora dobbiamo renderle autonome. Servono persone capaci di trasformare progetti di ricerca in modelli di business sostenibili.”
Il passaggio non è solo tecnico ma culturale: occorre una generazione in grado di muoversi tra università e impresa, con mentalità imprenditoriale e visione sistemica. “Gli economisti e gli ingegneri dovranno imparare a dialogare,” aggiunge, “perché l’innovazione non è più una questione di settore, ma di contaminazione.”
L’intelligenza artificiale come leva di produttività
Tra le trasformazioni più immediate Federico individua l’adozione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali. “Secondo un report McKinsey, oggi si può risparmiare fino al 20% del tempo semplicemente automatizzando la ricerca di informazioni,” spiega. “Chi riesce a comprendere e guidare questo cambiamento ha in mano una competenza chiave per il mercato del lavoro dei prossimi anni.”
L’Europa, sottolinea, si sta già muovendo in questa direzione. “La nuova EU AI Strategy punta ad aumentare l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese. È un segnale forte: non basta che i cittadini usino ChatGPT, serve che anche le aziende lo facciano in modo strutturato.”
Formazione ibrida: quando l’innovazione nasce dall’incontro tra discipline
Non solo tecnologia. Federico insiste molto sull’importanza di una formazione multidisciplinare, che integri le scienze dure con le scienze umane. “L’Europa sta investendo su percorsi di studio ibridi,” spiega, “perché non bastano più solo ingegneri o economisti. Servono persone capaci di comprendere la tecnologia e, allo stesso tempo, i bisogni umani che essa deve servire.”
Una visione che rispecchia la direzione di molte università europee, dove progetti di human-centered innovation uniscono economia, psicologia, design e medicina.
Dai bandi alle opportunità: la concretezza dell’esperienza
Nella sua esperienza, Federico ha toccato con mano il valore dei finanziamenti europei. “Con la call AI for Knowledge Valorization abbiamo sviluppato un progetto per aiutare i ricercatori a valorizzare la propria ricerca attraverso strumenti di intelligenza artificiale,” racconta. “È stato possibile solo grazie alla collaborazione con realtà come Oxford University Innovation. È la dimostrazione che quando le idee trovano un ecosistema favorevole, possono diventare impresa.”
Proprio per questo Federico invita i giovani a informarsi di più sulle opportunità disponibili: “Molti studenti non sanno che esistono i fondi Erasmus+, pensati per progetti studenteschi. Basta leggere i bandi, cercare un’associazione e costruire qualcosa di proprio. Non serve un grande capitale, ma curiosità e voglia di provarci.”
Il futuro si costruisce insieme
Guardando avanti, Federico vede il futuro del lavoro come un grande cantiere collettivo. “Non è solo una questione di occupazione, ma di direzione,” conclude. “Chi saprà muoversi tra innovazione, competenze e valori sarà protagonista della trasformazione. E l’Europa, con tutte le sue sfide, resta il laboratorio più interessante per farlo.”
Un pensiero che riassume la sua visione: il lavoro del futuro non si trova, si costruisce — con conoscenza, collaborazione e coraggio.
Accanto ai programmi ufficiali, anche realtà intermedie come Factory 2030 o gli Uffici di Progettazione Europea delle università aiutano studenti e ricercatori a orientarsi nel complesso ecosistema dei bandi. “Spesso basta arrivare con un’idea chiara e la volontà di scriverla bene,” osserva Federico. “Se il progetto ha valore e si investe tempo nella stesura, le possibilità ci sono. Certo, la competitività è alta, ma proprio per questo ora è il momento giusto per provarci, prima che questi strumenti diventino di massa.”
Un messaggio per chi si affaccia al mondo del lavoro
Dopo aver attraversato il mondo dei bandi, dei progetti europei e delle call per startup, Federico lascia un messaggio diretto e sincero ai giovani che stanno per concludere l’università:
“Non abbiate paura che il percorso che state facendo oggi vi limiti domani. L’università è la base, ma poi tutto cambia. Il lavoro reale è un altro gioco, e se c’è curiosità e voglia di imparare, si può sempre cambiare direzione. Non è mai tempo perso.”
Un invito a leggere la formazione non come un vincolo, ma come un trampolino. “Puoi anche arrivare alla fine del percorso e chiederti se hai fatto le scelte giuste,” aggiunge, “ma l’importante è non smettere di muoversi. Ogni competenza, ogni errore, ogni esperienza serve a costruire la versione successiva di te stesso.”
In chiusura, Federico torna su un tema a lui caro: l’Agenda 2030 e la transizione energetica. “È una priorità assoluta,” afferma. “L’innovazione non è solo digitale o tecnologica: è anche sostenibilità, responsabilità e capacità di guardare avanti.”
Una visione lucida e propositiva, che riassume bene il suo approccio: il futuro del lavoro non si aspetta, si costruisce — con conoscenza, contaminazione e la volontà di mettersi in gioco.

Federico Naidi
Technology Transfer Specialist presso STAM Srl, società di consulenza ingegneristica.
Federico si occupa principalmente di trasferimento tecnologico all’interno del programma ESA Technology Broker, un’iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea per promuovere l’uso delle tecnologie spaziali in ambiti non spaziali. Si occupa inoltre di supporto e valorizzazione della ricerca tramite accesso a finanziamenti europei.