Come l’utilizzo di materiali sostenibili determina un futuro migliore
In un momento storico in cui la crisi climatica impone scelte rapide e consapevoli, anche le Università e le imprese stanno sperimentando nuove strade per ridurre l’impatto ambientale dei materiali che utilizziamo ogni giorno. Dalle iniziative nate dalla comunità studentesca Iuav all’impegno di Chopard per una produzione industriale sostenibile, il tema della ricerca dei materiali sta diventando un terreno di innovazione condivisa: due percorsi differenti ma uniti dalla volontà di trasformare la cultura del costruire e del produrre.
Nella filiera di architettura dell’Università Iuav di Venezia, il progetto studentesco Building with Bamboo ha avviato un processo significativo: un’azione nata tra i banchi, dettata da un’esigenza generazionale di esplorare materiali capaci di rispondere alla crisi ambientale senza compromettere le prestazioni tecniche.
Il bambù, infatti, rappresenta uno dei materiali più promettenti nel panorama contemporaneo della sostenibilità. La sua crescita rapida, l’elevata capacità di stoccaggio del carbonio, la resistenza meccanica e la leggerezza strutturale lo rendono un alleato prezioso per ridurre l’impronta carbonica dell’edilizia. L’adozione del bambù non è una scelta “esotica”, ma una decisione strategica che consente di coniugare efficienza costruttiva, rigenerazione ambientale e riduzione dei processi ad alta intensità energetica.
Il progetto Iuav si concentra proprio su questo: indagare come un materiale naturale e rinnovabile possa diventare vettore di un cambiamento sistemico. Il workshop offre alla popolazione studentesca l’opportunità di studiare il bambù nella sua dimensione materica infatti il gruppo studentesco ha realizzato un padiglione di land-art nel parco di Villa Brandolini Zanussi, a Cordignano (TV). Questo prototipo diventa non solo un modello didattico, ma un lascito tangibile per la collettività, un simbolo di come il costruire sostenibile possa essere partecipativo e rigenerativo.
Il valore del progetto si amplifica se inserito nel contesto del Senato Studentesco Iuav che ha redatto la Dichiarazione di Emergenza Climatica ed Ecologica (DECE). In questa dichiarazione, la comunità studentesca si impegna a collaborare attivamente con Università, enti pubblici e aziende del territorio per ampliare la portata delle azioni ambientali, sociali ed economiche. L’iniziativa sul bambù, dunque, non è un episodio isolato, ma una manifestazione concreta di una strategia più ampia: mettere in dialogo singole azioni, istituzioni e territorio per generare un impatto reale.
Parallelamente, il percorso intrapreso da Chopard rappresenta una risposta su scala industriale alla stessa necessità individuata dalla comunità studentesca Iuav: riconsiderare i materiali come leve fondamentali per affrontare la crisi ecologica. La Maison svizzera ha intrapreso una transizione che non si limita al miglioramento del proprio prodotto, ma coinvolge l’intera filiera dell’acciaio. Aderendo a SteelZero, l’iniziativa internazionale promossa dal Climate Group, Chopard si impegna a sostenere la domanda globale di acciaio a basse emissioni, contribuendo a trasformare un settore ad altissimo impatto ambientale.
La decisione di produrre i propri orologi in Lucent Steel, che contiene almeno l’80% di acciaio riciclato con l’obiettivo di raggiungere il 90%, non rappresenta semplicemente un miglioramento tecnico: è un atto di coerenza strategica.
La sfida posta dalla popolazione studentesca, ovvero ridurre le emissioni e promuovere materiali rinnovabili o circolari, trova qui una risposta industriale solida e misurabile. Il bambù e l’acciaio riciclato operano su scale diverse, ma entrambi dimostrano che la sostenibilità dei materiali può guidare una trasformazione culturale prima ancora che produttiva.
Chopard, attraverso SteelZero, non si limita ad adottare materiali migliori: diventa parte di una rete globale che mira a ridefinire l’industria siderurgica entro il 2050. Il gesto riflette una visione che va oltre l’estetica del lusso, trasformando il brand in un attore consapevole della propria responsabilità ambientale. Proprio come la rappresentanza studentesca cerca di creare collaborazioni con aziende del territorio attraverso la DECE, Chopard collabora a livello internazionale per incidere su una delle catene produttive più complesse del settore industriale.
In questo modo, la Maison interpreta la sfida generazionale non come un vincolo, ma come un’opportunità per ripensare il proprio ruolo nel mondo e contribuire alla costruzione di una cultura materiale più responsabile.
Il progetto Iuav e l’iniziativa di Chopard, pur nascendo in contesti diversi, condividono una direzione comune: attribuire ai materiali un ruolo centrale nella costruzione di un futuro sostenibile. Da un lato, il bambù racconta la forza delle iniziative studentesche, capaci di tradurre un’urgenza diffusa in pratiche concrete e collaborazioni territoriali. Dall’altro, Chopard dimostra come anche realtà di dimensione globale possano cogliere le sfide ambientali e trasformarla in impegno industriale.
Nel loro incontro ideale, questi due approcci dimostrano che la transizione ecologica si gioca su più piani: locale e globale, formativo e industriale, sociale e tecnologico. È attraverso una nuova cultura della materialità consapevole, rigenerativa e condivisa, che diventa possibile immaginare un futuro capace di rispondere alle sfide ambientali con visione, concretezza e responsabilità.
Studentessa promotrice: Sofia Coan in collaborazione con il Senato Studentesco Iuav.
Responsabile scientifico: prof. Massimo Rossetti.
Discussants: Nischal Pradhan, Marco Fabiani e Luisa Molari.
Progetto: Building with Bamboo, promosso dall’Università Iuav di Venezia con i patrocini del Senato Studentesco Iuav, del Comune di Cordignano, della Pro Loco di Cordignano, dell’Associazione Italiana Bambù e il supporto della Banca della Marca.