Partecipare a un bando nel Terzo Settore equivale a vagare nella giungla alla ricerca di El
Dorado, senza mappa né bussola, con la netta sensazione di poter rimanere intrappolati per
l’eternità, come in una versione senza fine di Jumanji. E anche quando, quasi per miracolo,
ci si ritrova innanzi alle porte della leggendaria città d’oro, si corre il rischio di cadere nei
tranelli della burocrazia e della rendicontazione, finendo per perdere l’agognato tesoro poco
dopo averlo conquistato.
Le regole del gioco
Partiamo dalle basi: in riferimento al Terzo Settore, un bando è un avviso pubblico con cui
un ente erogatore stabilisce criteri di ammissibilità, modalità di partecipazione e scadenze
per l’assegnazione di finanziamenti a fondo perduto o agevolato ad organizzazioni no profit
per la realizzazione di progetti con finalità di interesse collettivo in ambito sociale, culturale,
formativo o ambientale.
Gli enti erogatori possono essere pubblici, come gli enti locali, o privati, principalmente
fondazioni e aziende. Ciascun bando ha regole e specificità proprie, tuttavia, a seguito della
riforma del Terzo Settore, si è registrata una certa armonizzazione nel tentativo di rendere le
opportunità di finanziamento più accessibili e le assegnazioni dei fondi più uniformi.
Per ottenere i finanziamenti, solitamente, gli enti no profit interessati devono redigere e
inviare la documentazione richiesta per la candidatura, includendo una descrizione
dettagliata dei progetti, del budget e delle relative ricadute nella cornice operativa dell’ente
erogatore. A distanza di alcuni mesi, una commissione esamina le domande raccolte
valutandone l’impatto sociale, la portata innovativa e la sostenibilità. Infine, i progetti
selezionati si aggiudicano il finanziamento e ne ottengono la liquidazione dopo aver
dimostrato il rispetto di determinati parametri tecnici ed economici, attraverso report e
rendicontazioni generalmente soggette a verifiche postume.
In realtà, a spuntarla, spesso, sono le organizzazioni che hanno uno storico rilevante, una
comprovata esperienza e una struttura in grado di gestire la complessità del sistema,
nonché di offrire maggiori garanzie di successo nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Gli enti più piccoli, invece, faticano enormemente, con il rischio che i finanziamenti finiscano
per alimentare sempre gli stessi circuiti, tagliando fuori proprio chi avrebbe più bisogno di
risorse per portare avanti iniziative equipollenti.
I finanziamenti a valore ritrovato: uno sguardo oltre i numeri
Quando si parla di finanziamenti a fondo perduto, la percezione comune è spesso distorta: si
immagina un ente erogatore con disponibilità economiche così importanti da poter essere
sperperate in finanziamenti senza alcun ritorno concreto. Al massimo, un po’ di visibilità e
qualche vantaggio fiscale. In fondo, negli ultimi anni siamo diventati tutti più scettici: tra
strategie truffaldine di marketing e goffi tentativi di greenwashing, abbiamo imparato – chi
più, chi meno – a diffidare della propaganda, andando oltre le apparenze e scoprendo la
sconfortante realtà che si cela dietro a certe iniziative.
Questa visione finisce per svuotare di significato il concetto stesso di finanziamento a fondo
perduto: non uno spreco, ma un investimento che va interpretato attraverso le lenti del
cittadino, non dell’economo. Non si tratta, dunque, di ottenere un ritorno immediato, ma di
destinare risorse a qualcosa di più stabile e duraturo, con effetti che vanno ben oltre un
semplice bilancio economico, mirati ad accrescere il capitale umano, piantando un seme nel
terreno fertile dal quale germogliano il talento, le competenze e la crescita collettiva.
Trasformare i bandi in successi concreti: l’esperienza di ELSA Torino
Non a caso, i finanziamenti a fondo perduto, o a valore ritrovato, hanno rappresentato uno
snodo fondamentale nella crescita di ELSA Torino – The European Law Students’
Association, rendendo possibile la continuazione di attività socialmente rilevanti ma
economicamente insostenibili per un’associazione studentesca e fungendo da trampolino di
lancio per progetti sempre più ambiziosi.
Attraverso una progettualità pluriennale e un approccio multidisciplinare, le iniziative
dell’Associazione hanno beneficiato del lungimirante sostegno di istituzioni come l’Università
degli Studi di Torino, la Fondazione CRT e la Camera di Commercio di Torino. Tra i progetti oggetto di contributo da parte dei sopracitati enti, spicca la Summer ELSA
Law School on Food Law & Sustainability, un programma formativo internazionale che si
svolge ogni anno nel mese di luglio, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e
l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
L’iniziativa, giunta alla quarta edizione, ha coinvolto oltre 150 studenti e giovani
professionisti provenienti da 32 paesi e 4 continenti diversi, cercando di valorizzare al meglio
le qualità uniche del Territorio piemontese, internazionalmente riconosciute e apprezzate,
all’insegna della promozione turistico-culturale delle eccellenze enogastronomiche del
Piemonte ed in particolar modo di Torino, delle Langhe e del Cuneese, a beneficio di un
pubblico internazionale.
Nelle 32 ore di programma accademico, svolto interamente in lingua inglese, i partecipanti
hanno l’opportunità di esplorare la normativa italiana ed europea, approfondendo tematiche
di cruciale importanza quali la sostenibilità nella filiera agroalimentare, grazie al contributo di
professori e professionisti del settore, nonché di importanti players del settore Food &
Beverage anche attraverso attività di c.d. “learn by doing”, volte a testare praticamente le
competenze teoriche acquisite.
In sintesi, non si tratta solo di un evento formativo di alto livello, ma di un esempio di come
progetti ben strutturati possano rafforzare la credibilità dell’Associazione, aumentando
drasticamente le possibilità di successo nei bandi e innescando un circolo virtuoso: al netto
di possibili – e fisiologiche – battute d’arresto iniziali, ogni tentativo rappresenta un passo in
avanti verso chi, fortunatamente, crede ancora nel potenziale inesauribile delle idee ed è
disposto ad investire, valorizzando l’impegno delle persone e fornendo, in particolare alle
nuove generazioni, gli strumenti necessari ad affrontare le sfide globali che ci attendono.
I bandi agiscono quindi come catalizzatori di un cambiamento positivo: le idee si traducono
in opportunità concrete che contribuiscono all’educazione, allo sviluppo del Territorio e alla
condivisione di valori fondamentali quali la cooperazione internazionale.