L’IA nell’apprendimento: opportunità e rischi di un Futuro Digitale


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Isaac Asimov scriveva nel 1988: “L’elemento più triste della vita in questo momento è che la scienza raccoglie la conoscenza più velocemente di quanto la società raccolga la saggezza.” Sebbene questa frase risalga a quasi 40 anni fa, nessuno penserebbe che sia così datata.

Oggi, le Intelligenze Artificiali (IA) sono entrate irreversibilmente a far parte della nostra vita, sia in modo attivo che passivo, come è accaduto all’inizio degli anni 2000 con i telefoni cellulari, di cui siamo ormai tutti dipendenti, dai bambini agli anziani. L’IA è ormai presente ovunque, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Nelle grandi aziende, queste tecnologie vengono sviluppate da anni, e nelle università sono nati master dedicati, sempre più frequentati dagli studenti. In sintesi, possiamo dire con certezza che il nostro futuro è con l’IA.

Ma quando è iniziato tutto questo? Sebbene l’IA venga sviluppata da tempo, è stato solo nell’ottobre del 2022, con il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI, che questo prodotto digitale, completamente gratuito, ha rivoluzionato sia il mercato che la vita degli utenti online.

Domande come “Come si cucina la pasta aglio, olio e peperoncino?”, “Quando è stata scoperta l’America?” o “Non riesco a far funzionare questo codice in Python, cosa sto sbagliando?” ricevono risposte in pochi istanti, in modo più rapido e semplice rispetto a qualsiasi motore di ricerca. Le IA, infatti, sono uno strumento ideale per chiunque desideri imparare qualcosa di nuovo, in particolare per gli studenti, poiché possono aiutare a comprendere meglio concetti complessi, creare mappe concettuali e tanto altro ancora.

Nell’ambito dello studio, le IA potrebbero rappresentare uno degli strumenti più funzionali oggi disponibili. Esistono centinaia di strumenti per ogni tipo di studente e per diversi tipi di utilizzo: con l’IA, ogni studente può beneficiare di un apprendimento personalizzato, chatbot che assegnano e correggono esercizi, supporto nei progetti e persino nello studio di nuove lingue. Un esempio è Duolingo, un’applicazione pensata per l’apprendimento gratuito di lingue, matematica e musica, che ha integrato ChatGPT per creare esercizi personalizzati, aiutando gli utenti nelle aree in cui incontrano più difficoltà.

Nonostante tutte queste potenzialità, non dobbiamo sottovalutare i rischi legati a un eccessivo affidamento sull’IA. Uno dei pericoli principali è la dipendenza. Se chiediamo a ChatGPT di correggere i nostri compiti, ci aiuta a capire dove sbagliamo, ma se gli chiediamo di farli al posto nostro, rischiamo di perdere la capacità di apprendere e di affrontare da soli le difficoltà. Al momento della prova, potremmo accorgerci di non saper fare quegli esercizi di fisica che avevamo lasciato a lui.

Inoltre, ci sono altri rischi. Ho chiesto a un’IA di elencare i potenziali pericoli, e la sua risposta è stata illuminante:

  • Perdita del contatto umano: la tecnologia potrebbe sostituire l’empatia e la relazione insegnante-studente.
  • Bias nei sistemi di IA: gli algoritmi potrebbero riflettere pregiudizi e influenzare negativamente le decisioni educative.

In conclusione, l’IA rappresenta una delle novità più affascinanti degli ultimi anni e un supporto prezioso nello studio e nel lavoro. Tuttavia, i rischi non devono essere sottovalutati: il nostro cervello non può essere sostituito da un sistema artificiale. Come afferma Salvatore Iaconesi in “I principi del nuovo abitare” (2021), “Dati da soli non esistono, hanno senso solo in relazione ad altri dati. C’è sempre qualcuno che li produce e li governa, ma siamo noi che riempiamo il vuoto tra i dati. Come lo facciamo è una questione di sensibilità e di nobiltà, mettiamoci insieme e capiamo come farlo.”

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