Vorrei iniziare questo articolo con una domanda: perché oggi risulta più che mai necessario ripensare il ruolo del diritto nelle organizzazioni?
Non si tratta di una mera riflessione teorica, ma di una tangibile opportunità strategica. In un’epoca segnata da radicali mutamenti, il diritto non si pone più soltanto come vincolo da adempiere, bensì come motore in grado di rendere le imprese veri e propri attori sostenibili.
Comprendere tale cambio di paradigma significa interrogarsi non solo su quali norme occorre rispettare, ma su come esse possano entrare a far parte dell’architettura dell’organizzazione.
- Da barriera a bussola: il nuovo ruolo del diritto nelle imprese
Per lungo tempo, il diritto è stato concepito principalmente come un obbligo esterno: un insieme di regole (più propriamente, norme) da osservare al fine di evitare l’irrogazione di sanzioni. Questa visione, intimamente connessa alla dottrina del giuspositivismo, circoscrive la funzione del sistema giuridico a quella di “guardiano dell’ordine”, in grado di svolgere efficacemente la sua attività attraverso la coercizione.
Tuttavia, la profonda evoluzione delle dinamiche di mercato ha imposto – e continua ad imporre – una ridefinizione del ruolo tradizionale del diritto, che oggi si configura sempre più come elemento strutturale, capace di plasmare processi, comportamenti e culture aziendali.
In un simile contesto, prende forma l’idea di un “Diritto Strategico-Progettuale”, un approccio che considera la norma non soltanto come parametro di conformità, ma come strumento di progettazione organizzativa, tale da orientare scelte e modelli di business verso obiettivi duraturi. Aderendo alla prospettiva descritta, la dimensione giuridica diviene un fattore abilitante per l’innovazione e la sostenibilità, in un quadro di graduale responsabilizzazione delle imprese: un orientamento che trova riscontro nelle più recenti iniziative europee, le quali traducono questa rinnovata impostazione concettuale in disposizioni concrete.
- Non solo regole: la rotta europea verso un’economia sostenibile
Negli ultimi anni, l’Unione Europea si è fatta promotrice di un corpus legislativo volto a tracciare il percorso delle organizzazioni verso uno sviluppo coerente con gli obiettivi di sostenibilità.
A tal riguardo, meritano particolare attenzione tre interventi normativi, destinati ad esercitare un impatto rilevante sulla vita delle imprese.
Il primo, in ordine temporale, è il Regolamento (UE) 2020/852, noto come EU Taxonomy Regulation. Tale regolamento introduce un sistema di classificazione comune al fine di individuare quali attività economiche possano essere considerate ecosostenibili, stabilendo criteri tecnici uniformi. La finalità ad esso sottesa è supportare imprese ed investitori nell’assunzione di decisioni di investimento consapevoli, offrendo un linguaggio condiviso e contribuendo a contrastare il fenomeno del greenwashing.
Su questo tracciato si colloca la Direttiva (UE) 2022/2464, o Corporate Sustainability Reporting Directive (“CSRD”), che ridefinisce il quadro della rendicontazione di sostenibilità, imponendo alle imprese individuate di fornire una comunicazione chiara, comparabile e verificabile delle proprie prestazioni ambientali, sociali e di governance, nonché degli impatti e dei rischi aziendali correlati.
Alla CSRD si affianca, poi, la Direttiva (UE) 2024/1760, conosciuta come Corporate Sustainability Due Diligence Directive (“CSDDD”), la quale stabilisce l’obbligo per le imprese rientranti nel perimetro della normativa di identificare, prevenire e mitigare effetti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo l’intera catena del valore.
In questo scenario, il diritto, da espressione di compliance, si afferma come leva di competitività, capace di guidare le organizzazioni verso modelli di crescita sostenibile.
- Conclusioni: governare il cambiamento per costruire futuro
Alla luce delle brevi considerazioni riportate, emerge con chiarezza come la dimensione giuridica debba essere valorizzata quale infrastruttura strategica, funzionale a rafforzare la governance nel suo complesso.
La costituzione di comitati di conformità interni, in costante dialogo con le diverse funzioni aziendali, può rappresentare una modalità efficace per superare la logica della “norma come checklist”, promuovendo paradigmi di innovazione organizzativa.
Un simile approccio, se ben integrato, non solo rende le imprese più resilienti, ma permette anche di stimolare le stesse a adottare pratiche etiche e trasparenti, consolidando la fiducia degli stakeholder e contribuendo a generare valore nel lungo periodo: solo così sarà possibile costruire un futuro in cui la crescita economica si intrecci con la responsabilità, trasformando le sfide globali in occasioni di progresso condiviso.