L’IA in corsia: quando gli algoritmi salvano vite


Studiare medicina oggi significa confrontarsi con numeri che fanno paura. Secondo le ultime proiezioni di The Lancet, tra il 2025 e il 2050 potremmo arrivare a contare 39 milioni di morti per antibiotico-resistenza, con un aumento del 70% rispetto al 2021. Il problema? Gli antibiotici vengono spesso prescritti anche quando non servono, magari per infezioni virali dove sono completamente inutili. In Italia la situazione è critica: consumiamo più del doppio della media europea. E qui entra in gioco l’intelligenza artificiale.

Algoritmi che pensano come medici

Il mercato dell’IA in sanità sta letteralmente esplodendo e raggiungerà i 180 miliardi di euro entro il 2029: è il segnale di un cambiamento reale nel modo di fare medicina. Gli algoritmi di machine learning stanno già dimostrando di poter ridurre fino al 40% le prescrizioni inappropriate di antibiotici nei pronto soccorso. Come? Analizzando in tempo reale migliaia di dati clinici per capire se davvero serve un antibiotico o se si tratta di un’infezione virale. La vera forza di questi sistemi è la capacità di distinguere con precisione tra infezioni batteriche e virali.

Reperio: l’assistente che non dorme mai

Un esempio concreto è Reperio, la piattaforma sviluppata dalla startup italiana Senseledge. Reperio non sostituisce il medico, ma aggrega tutti i dati del paziente presenti nel Fascicolo Sanitario Elettronico e li interpreta secondo linee guida ufficiali costantemente aggiornate. La piattaforma è particolarmente utile nel riconoscere precocemente i segnali delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), quelle che si sviluppano in ospedale durante le cure. Come spiega Daniele Davoli, CEO di Senseledge: “L’intelligenza artificiale non sostituisce il giudizio clinico, ma ne amplia il potenziale. Vogliamo portare i medici nelle condizioni di decidere meglio e prima“.

Il futuro è già qui (e dobbiamo essere pronti)
L’IA non è più fantascienza, ma uno strumento che presto useremo quotidianamente in corsia. Restano comunque sfide importanti: la privacy dei dati sanitari, la necessità di validazione clinica rigorosa, e soprattutto la fiducia dei pazienti. D’altra parte, la medicina sta cambiando velocemente, e chi studia oggi deve essere pronto a lavorare fianco a fianco con questi sistemi. Non per sostituire il ragionamento clinico, ma per amplificarlo, valorizzando ogni singolo dato del paziente e trasformandolo in un vantaggio terapeutico concreto. In un mondo dove l’antibiotico-resistenza rischia di riportarci indietro di decenni, questi strumenti potrebbero davvero fare la differenza tra la vita e la morte di milioni di persone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA