Dietro ogni luce c’è sempre un’ombra che la fa risplendere di più.
È l’ombra, discreta e nobile, dell’imprenditore Santo Versace, che ha permesso al talento, Gianni Versace, di brillare e di elevare l’omonima maison di moda ad emblema mondiale di Made in Italy.
Il seme del dualismo germoglia nella culla della Magna Grecia: da un lato Reggio Calabria, città ricca di stimoli creativi, dove arte, storia, miti e bellezza si intrecciano in un rapporto osmotico capace di plasmare la fantasia di Gianni Versace; dall’altro Messina, centro culturale e commerciale, rappresentazione di pragmatismo e consapevolezza, terreno fertile per lo sviluppo dell’acume manageriale di Santo Versace. Da estro e razionalità nasce l’impero Versace.
Nel 1978 i fratelli fondano la “Gianni Versace S.p.A.”, con sede a Milano. È proprio questo il momento in cui Versace si erge a simbolo di lusso e di eccellenza italiana nel mondo. L’azienda è riuscita ad imporsi mediante un framework imprenditoriale all’avanguardia, oggi studiato nei corsi di fashion business e management, con il quale rompe gli schemi tradizionali e dà alla luce un’architettura di impresa visionaria.
Diversi sono i driver di sviluppo che hanno contribuito alla crescita globale del brand. Questi possono essere rappresentati ricorrendo allegoricamente alla struttura del tempio greco. Il suo schema è molto intuitivo ma strategico, si basa su tre capisaldi: due colonne e un architrave. Senza tali unità non si potrebbe ammirare il cuore del tempio greco, il naos.
Santo rappresenta le colonne, espressione di un sostegno solido ed equilibrato. Gianni è l’architrave, elemento che si pone al di sopra delle colonne e che dà forma alla luce creativa. La società Versace è il naos, luogo in cui risiede il “dio” da venerare: il Made in Italy, inteso non come semplice sigillo di qualità, ma come identità culturale e leva strategica-competitiva globale.
Santo Versace è stato presidente e manager della maison, figura chiave del Made in Italy firmato Versace. Ha assunto un ruolo cruciale nel valorizzare la verve artistica del fratello. Partendo dal talento ha generato un innovativo modello di family business, suscitando un forte impatto a livello globale. Sin dagli albori si è occupato degli aspetti tecnico-organizzativi dell’impresa. Il suo contributo è stato determinante nella diffusione, nella commercializzazione e nella diversificazione delle produzioni. In tal senso, ha promosso l’internazionalizzazione del marchio con l’apertura di store monobrand nelle più importanti capitali della moda. Ha ampliato il business dell’abbigliamento stringendo partnership strategiche, che hanno portato il brand al suo massimo successo nel decennio degli anni ’80/’90. In quel periodo, Versace divenne un fenomeno culturale, capace di ridefinire l’immaginario di un’intera epoca. In seguito, la maison ha avviato collaborazioni con realtà di primo piano come Luxottica nel settore eyewear e Euroitalia nel mondo delle fragranze di lusso. Partnership tuttora attive e fondamentali per l’espansione del brand.
Grazie a queste scelte, è riuscito a mitigare fortemente il rischio d’impresa, a stabilizzare i flussi e a rafforzare la brand equity. Con la sua regia imprenditoriale, Versace ha tracciato linee guida oggi considerate centrali nel luxury management: verticalizzazione, licensing selettivo, espansione globale. Una manovra che ha esteso la presenza del brand in oltre 100 Paesi, consolidandone reputazione e prestigio, e proclamandolo come benchmark del Made in Italy, del quale ne ha sapientemente espresso l’essenza, imprimendo un segno indelebile nella leadership del lusso a livello internazionale. Sebbene attualmente non ricopra più alcun ruolo formale all’interno della società, resta un attore di riferimento nel racconto del mito Versace.
Gianni Versace, energico volto del marchio, con le sue straordinarie doti artistiche ha dato vita ad un’estetica unica e riconoscibile. Si è reso portavoce di un linguaggio stilistico dai tratti classici e provocatori. Ispirato dalla complessità e dall’incanto della sua terra natia, ha rivoluzionato il panorama globale di haute couture, seducendo personalità del calibro di Madonna, Elton John e Lady Diana. Per Gianni Versace il made in Italy incarnava un vero e proprio manifesto culturale, frutto di artigianalità, cura dei dettagli, orgoglio identitario. Tutto ciò si riflette con forza nella scelta del logo del brand: la Medusa. Figura della tradizione greca, potente e seducente, che attrae e paralizza, proprio come il marchio Versace.
Infine, il cuore del tempio greco, il naos: la società Versace. Il brand ha persuaso la cultura di massa, inserendosi efficacemente nei panorami artistici dominanti. Versace è stata una pioniera del Made in Italy, ed è tuttora, uno dei suoi più imponenti ambasciatori. Anche nei momenti di crisi, dettati dalla tragica scomparsa di Gianni Versace nel 1997 e dall’acquisizione da parte di Michael Kors (oggi Capri Holdings) nel 2018, la società ha dato prova di una resilienza straordinaria. Si è adeguata ai mutamenti senza mai smarrire la propria unicità. A proteggere con cura l’essenza italiana del marchio è stata Donatella Versace, sorella minore di Santo e Gianni. Ha raccolto l’eredità creativa, mantenendo vivo il dialogo tra memoria e avanguardia. Ha cristallizzato la tradizione e abbracciato il futuro, consolidando ulteriormente il legame tra Versace e Made in Italy.
Nel 2025 l’azienda ha vissuto una complessa fase di transizione. È stata segnata dall’acquisizione da parte di Prada e dalla nomina di Dario Vitale, ex Miu Miu, in qualità di direttore creativo. Si inaugura una stagione di rilancio, diretta a rafforzare il posizionamento globale e a riconnettere Versace con le nuove generazioni, il tutto all’interno di un mercato del lusso sempre più competitivo e orientato da logiche ESG e rivoluzione digitale.
Versace dimostra che la leadership di successo nasce dall’incontro tra luce e ombra, tra genio creativo e mentalità imprenditoriale: questo è il perfetto connubio per rendere un brand icona mondiale di Made in Italy.