Marco Farci: Innovazione in Uzbekistan e Internalizzazione Dell’Impresa


Un tempo Paese periferico, oggi snodo strategico tra Europa e Asia, l’Uzbekistan è uno dei terreni più promettenti per l’internazionalizzazione delle imprese. A coglierne il potenziale in largo anticipo è stato Marco Farci, attuale vicepresidente della Camera di Commercio Italia-Uzbekistan e che ha grandi legami con il governo di Tashkent. La sua storia racconta come visione, competenze e coraggio possano trasformare vuoti geografici in opportunità economiche. 

“Con una crescita del PIL al 6,5% forti investimenti infrastrutturali e una popolazione giovanissima (quasi il 50% ha meno di 30 anni), l’Uzbekistan si sta rapidamente affermando come hub strategico per le relazioni internazionali, anche grazie alle sue risorse minerarie e alla posizione centrale nelle rotte intercontinentali”. E’ qui che si inserisce l’attività di Farci, la cui carriera ha nell’internazionalizzazione il proprio filo conduttore. 

Dopo una laurea con lode in Relazioni internazionali e un master di secondo livello, Farci inizia il suo percorso all’ICE, con cui viene inviato in Cile. Successivamente approda in importanti realtà come Confindustria, ANICA, e Federsalus, dove promuove l’export di integratori italiani in diversi mercati esteri. Ma è con IBSA, multinazionale farmaceutica italo-svizzera, che trova l’occasione di approfondire il mercato uzbeko, partecipando al Tashkent International Investment Forum e proponendo un investimento italiano nel Paese. 

Nasce così uno dei progetti cardine della cooperazione tra Italia e Uzbekistan: La scuola di formazione italo-uzbeka finanziata da ICE all’interno della sede del Politecnico di Torino a Tashkent. E’ l’inizio di una nuova stagione per la diplomazia scientifica. Nuovi atenei italiani si affacciano nel Paese: Università per Stranieri di Perugia, Università della Tuscia, Università di Pisa (quest’ultima con un corso in Geologia), Ca’ Foscari di Venezia e Roma Tre. Il canale universitario diventa così il primo motore di una collaborazione più ampia e che abbraccia anche il settore agroalimentare con progetti legati a digitalizzazione, condivisione del know-how tecnologico e lotta ai cambiamenti climatici. 

Le relazioni della diplomazia universitaria raggiungono il loro apice con il Forum dei Rettori a Tashkent, evento simbolico che vede la partecipazione deli principali atenei italiani e uzbeki. In questa occasione Marco Farci riceve la sua prima medaglia dalla Repubblica dell’Uzbekistan, un riconoscimento prestigioso per la cooperazione nel settore della scienza e dell’educazione. Gli verrà poi conferita anche la Medaglia per l’Agricoltura, a testimonianza di un impegno trasversale, capace di generare valore nei campi più strategici per il Paese. 

Colpisce in particolare la coerenza con cui porta avanti un’idea chiara: “l’internazionalizzazione non è solo una questione di commercio”, afferma, “ma un processo culturale che coinvolge comunicazione, produzione, gestione e competenze

individuali.” Ed è questa convinzione a rendere Farci un ponte strategico tra Italia e Uzbekistan, un punto nevralgico tra i due sistemi-paese, facilitando il dialogo e la cooperazione tra istituzioni pubbliche, università, imprese. 

Il suo non è certo un approccio diffuso, ma di grande attualità. Specialmente per l’Italia, la cui ambizione è rafforzare il proprio ruolo nelle aree ad alta competizione geopolitica. Ed è proprio nell’Italia che Farci vede una possibile alternativa ai grandi player internazionali che gravitano attorno all’Asia centrale, come Russia, Cina, Turchia, Stati Uniti. 

Oggi, dunque, la sfida è duplice: da un lato, consolidare i rapporti con Tashkent; dall’altro, posizionare l’Italia come partner affidabile e strategico, capace di offrire valore aggiunto nei settori dove eccelle: scienza, tecnologia, agroindustria, formazione. 

Il racconto di Farci per Next-Gen mostra l’importanza di guardare oltre. Oltre i confini di Casa, oltre l’Adriatico e i Balcani, oltre il Caucaso e il mar Caspio, nel bel mezzo del continente asiatico, in cui vi sono Paesi pieno di opportunità. Costruire relazioni nuove, dunque, ed esplorare nuove realtà, per quanto insolite e lontane da noi possano sembrare. Non si tratta di un atteggiamento frequente. “Occorre provare anche ciò che non ci piace”, dice Farci, “avere fame, fare esperienza all’estero. Un approccio multiculturale è indispensabile per lo sviluppo delle proprie soft skills”. Ed è questo un modo di porsi che fa la differenza quando si vuole portare un prodotto al livello successivo. L’internazionalizzazione inizia dall’individuo, coinvolge i processi gestionali, quelli di vendita e di comunicazione, giungendo ad aprire nuovi spazi commerciali solo quando si è disposti a mettere in discussione il proprio modo di vedere le cose. In questo quadro, la diplomazia scientifica è un elemento di supporto da non trascurare per assicurare delle relazioni sane e vantaggiose. E’ l’univeristà il luogo in cui la cooperazione tra i Paesi è più viva, e l’innovazione, in fondo, risiede anche nell’incontro tra menti appartenenti a diversi background socio-culturali. Sono stati soprattutto gli investimenti degli atenei, infatti, a favorire i rapporti tra Italia e Uzbekistan, con programmi di studio delocalizzati presso le sedi di Tashkent. La decisione di indirizzare i propri studi verso l’Asia centrale fu per Marco Farci dettata dalla fiducia nelle forti potenzialità della regione. Eppure, il suo fu un investimento di tempo e risorse che non era sicuro di vedere ricompensato. “Tutti abbiamo dei dubbi” – afferma – “l’importante, una volta presa una strada, è percorrerla fino in fondo”. Ricevere tanti “no” non può essere un deterrente. Nemmeno può esserlo il rischio, con il quale bisogna convivere. “Proseguire il proprio percorso senza risparmiarsi”- conclude Farci -“senza farsi intimorire da un lavoro che non ci piace o da una situazione per noi scomoda. E poi esserci, essere presenti dando il massimo in quello che facciamo”. Quando la visione è forte e l’idea è sicura del proprio andamento, dunque, si deve guardare avanti, guardare oltre. Quello di Marco Farci è il racconto di un expertise maturata negli gli ambiti più sottovalutati, nelle regioni meno considerate, nelle nicchie più difficili da scorgere. E non è forse questo un altro ingrediente dell’innovazione? Non è forse negli spazi vuoti, nella discontinuità con il passato che si trova il progresso? La risposta è sì, e questa storia lo dimostra.

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