Quale futuro per l’agricoltura italiana?


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Il cambiamento climatico è ormai realtà conclamata: le temperature medie sono in aumento e gli eventi atmosferici estremi sono sempre più frequenti. 

I primi cittadini a prendere coscienza che il clima sia in evoluzione sono gli agricoltori, vittime di questo quadro drammatico e al lavoro per rendere più resiliente il loro settore, ma come spesso accade si tratta di un insieme di misure. 

L’attivazione di polizze assicurative è la chiave per tutelare la sostenibilità economica del settore, tuttavia, il governo ha deciso di ridurre gli incentivi a chi si assicura contro gli agenti atmosferici. 

Oltre a ciò, dobbiamo ricordare che la sostenibilità dell’agricoltura è possibile soltanto mantenendo elevati i livelli produttivi, le strade per non intaccare le performance quali-quantitative sono numerose. 

La prima via può essere quella di una gestione più accurata degli input idrici, che, ormai, grazie a nuove tecnologie, possono essere apportati nelle quantità strettamente necessarie a soddisfare i fabbisogni delle piante, senza eccessi che andrebbero persi, il PNRR ha destinato numerose risorse a questo tipo di interventi.

Le perdite idriche devono essere limitate non solo a livello di campo, ma anche a livello macroscopico, attualmente l’acqua delle piogge arriva molto velocemente in mare, per rallentare il suo decorso sarebbe necessario realizzare numerose dighe lungo i fiumi, a partire dal nostro Po.

Non potendomi soffermare su tutte le misure da portare avanti, vorrei esporvene un’ultima, che ritengo essere la più potente, e che è rappresentata dalla possibilità di scegliere varietà che meglio si adattano ai nostri climi, come sta accadendo in Sicilia dove è in forte crescita la produzione di avocado. 

Dobbiamo abituarci al fatto che i paesaggi potranno cambiare nei prossimi anni, perché a cambiare saranno le colture. Probabilmente in Valtellina coltiveremo sempre più ulivi e in pianura avremo dei foraggi più resistenti alla siccità, come il sorgo. 

Le soluzioni sono varie, c’è la possibilità di introdurre varietà OGM/TEA resistenti alla siccità o magari si può valutare di introdurre foraggi provenienti da altre parti del mondo, che possono adattarsi ai nostri climi. 

L’impatto non sarà soltanto ambientale ed economico, ma riguarderà anche i flussi commerciali, i beni che esportiamo e quelli che importiamo cambieranno in quantità e tipologia, sarà necessario assicurarsi che questi cambiamenti non penalizzino né i consumatori né gli i redditi degli agricoltori, che non possono essere lasciati soli in questa repentina mutazione.  

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