Al Duomo Space di Milano, il 17 novembre, non si è parlato di “giovani talenti” in astratto. Si è partiti da cento nomi, cento percorsi, cento tesi selezionate da Next Leaders powered by Forbes Italia su oltre trecento autocandidature, distribuite in cinque aree strategiche – Space Economy, Blue Economy, Nutrition, Intelligenza Artificiale, Life Science – e riunite sotto un’unica sigla: Top Graduate.
Top Graduate è un progetto di Forbes Italia con il patrocinio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e la collaborazione di Intesa Sanpaolo, affiancato da partner che presidiano le frontiere dell’innovazione – Enav, Canon Medical, Veolia Italia, Amplifon, Fondazione Cotarella. Non un semplice premio, ma un’operazione più ambiziosa: trasformare la tesi di laurea in un luogo d’incontro tra campus e impresa, tra strategie aziendali e ricerca accademica, tra giovani che cercano il loro posto nel mondo e aziende che cercano le competenze del futuro.
In questo quadro, la lente di Next Leaders non è affatto neutra. La redazione ha curato la selezione delle tesi e, durante l’evento – con la conduzione di Giorgio Midulla e il coordinamento di Enzo Argante – ha letteralmente dato voce ai ragazzi sul palco del Duomo Space.
È un dettaglio che vale più di molte dichiarazioni programmatiche: significa che non sono le imprese a parlare dei giovani, ma sono i giovani stessi a raccontare come immaginano il dialogo con il mondo corporate. Non una retorica “sui talenti”, ma un confronto tra pari, costruito partendo da contenuti solidi: anni di studio, ipotesi di ricerca, modelli, scenari.
La struttura dell’evento riflette esattamente lo spirito di Corporate to Campus. Da una parte, i partner aziendali chiamati a leggere le grandi trasformazioni – dalla medicina di precisione all’economia del mare, dalla nutrizione consapevole all’infrastruttura spaziale, fino all’AI applicata alla sanità. Dall’altra, una selezione di tesisti che, settore dopo settore, hanno raccontato il proprio lavoro con un linguaggio essenziale, puntuale, consapevole del fatto che in sala si trovavano interlocutori potenziali: datori di lavoro, investitori, policy maker.
È qui che Top Graduate smette di essere una semplice fotografia dell’eccellenza e diventa un esercizio di traduzione. I ragazzi portano sul palco anni di studio, bibliografie, esperimenti, modelli; le aziende ascoltano, riconoscono nelle tesi tracce di nodi irrisolti, opportunità inesplorate. Il movimento è reciproco: l’università si misura con le urgenze del mercato globale e con la concretezza delle filiere produttive; il corporate world scopre che, dietro una copertina rilegata, c’è spesso un pezzo di politica industriale già abbozzata, un’ipotesi di servizio, una proposta di governance delle risorse.
In controluce, emerge una generazione che parla in modo naturale il linguaggio dei trend internazionali. Le 100 tesi selezionate diventano così una rappresentanza simbolica del lavoro svolto negli atenei italiani su questioni che, di fatto, sono globali: transizione energetica, sostenibilità delle risorse, salute, dati, spazio, AI.
La dimensione “diplomatica” di Top Graduate è forse il suo tratto più sottile e, al tempo stesso, più potente. Sullo stesso palco siedono atenei e imprese: non per un semplice scambio di visibilità, ma per riconoscere che la competitività di un sistema passa dalla capacità di mettere in dialogo, in modo strutturale, formazione e strategia aziendale.
In questo senso, Top Graduate funziona come una vera diplomazia del talento.
Le tesi non sono soltanto elaborati valutati in sede accademica, ma diventano oggetti di negoziazione: tra ciò che l’università produce in termini di conoscenza e ciò che il corporate è disposto a integrare nella propria visione. La distanza tra aula e board si riduce; al suo posto rimane un terreno comune fatto di analisi, scenari, responsabilità condivise.
Per i giovani coinvolti, questa esperienza ha un valore formativo che va oltre il riconoscimento sul palco. Presentare una tesi in un contesto come Top Graduate significa imparare a raccontare la propria ricerca in chiave pubblica, a leggere il proprio lavoro dentro le logiche di un settore, a misurarsi con domande che arrivano non solo dalla cattedra ma dal board. È un passaggio delicato: dal linguaggio dell’esame a quello della negoziazione, dall’elaborato pensato per un relatore al progetto proposto a un intero ecosistema.
Guardato dalla prospettiva di Corporate to Campus, Top Graduate è soprattutto questo: un corridoio di andata e ritorno. Dall’università al mondo, quando le tesi escono dai confini del campus e diventano materia di confronto con imprese e istituzioni; e dal mondo all’università, quando quei confronti rientrano in aula sotto forma di nuove domande, nuovi corsi, nuove collaborazioni.
Il punto, in fondo, è non fermarsi alla formula facile secondo cui i giovani “sono il futuro”. Il futuro lo stanno già scrivendo – una tesi alla volta – e il compito di chi lavora tra campus e corporate è garantire che quelle pagine non restino chiuse in biblioteca, ma trovino l’opportunità di diventare mappe per orientare le scelte di domani.