L’idea che lusso e sostenibilità viaggino su binari inconciliabili appartiene ormai a un passato che non sa più rispondere alle esigenze del nostro tempo. Oggi l’eccellenza, infatti, deve saper guardare oltre l’apparenza: l’esclusività più autentica nasce dalla consapevolezza, dalla responsabilità sociale e dal coraggio di innovare. È questa la sfida che il mondo del lusso si trova ad affrontare: adottare pratiche e processi sostenibili senza rinunciare all’unicità, alla qualità e all’allure che da sempre ne definiscono il Dna. Ma si può davvero rendere sostenibile la materia dei sogni?
In qualità di studentesse di comunicazione, appassionate sia di sostenibilità che di lusso, ci siamo trovate a riflettere su come questi due mondi possano realmente intrecciarsi in un’epoca in cui la richiesta di trasparenza e responsabilità verso società e ambiente è diventata una priorità, ridefinendo valori e aspettative anche per i settori più esclusivi.
Il punto di partenza per la nostra riflessione è stato l’approccio di Chopard. La Maison, da sempre caratterizzata da una visione etica e responsabile, si distingue per la sua strategia concreta e pionieristica, che va oltre la filantropia o la semplice adesione alle norme internazionali, ponendo il rispetto di pianeta e persone al centro. Si tratta di “The Journey to Sustainable Luxury” che dimostra come lusso e sostenibilità possano trovare punti di contatto profondi: eccellenza artigiana, cura dei dettagli, ricerca di materiali rari ed etici, valorizzazione delle competenze umane.
Così come Chopard garantisce un approvvigionamento etico e trasparente per tutte le sue materie prime, allo stesso modo molte altre realtà stanno iniziando a fare scelte consapevoli che rispondono a una crescente domanda di responsabilità sociale e ambientale. Ma il rapporto tra lusso e sostenibilità rimane complesso e ambivalente. Da una parte, il settore ha le risorse economiche e creative per guidare l’innovazione sostenibile; dall’altra, la sua stessa natura — fondata sull’eccezionalità e sul desiderio di rarefazione — tende a scontrarsi con i principi della responsabilità ambientale e sociale. La vera sfida per il lusso non sarà aggiungere un elemento “green” alla propria immagine, ma ripensare radicalmente la definizione stessa di valore, esclusività e desiderabilità, integrando la sostenibilità come parte intrinseca e non accessoria del prodotto.
Anche tra le mura del nostro ateneo, i temi socio-ambientali sono diventati protagonisti di eventi, progetti, talk e panel. Durante il nostro percorso, infatti, abbiamo ascoltato storie di designer che scelgono esclusivamente materiali rigenerati, artisti e cantanti che adottano pratiche green nei loro eventi, startup e aziende che sperimentano nuovi processi di produzione circolare.
Allo stesso tempo, come membri dell’associazione studentesca ASTRA IULM, siamo testimoni di quanto le nuove generazioni siano attente a temi come benessere mentale, riduzione degli sprechi e cooperazione per obiettivi che abbiano un impatto reale sulla società e sull’ambiente.
Le future generazioni di leader desiderano promuovere questi princìpi non soltanto nella sfera privata, ma anche attraverso scelte professionali capaci di creare valore condiviso attraverso nuovi modelli di business sostenibili, che guardino a profitto, pianeta e persone. Oggi chi cerca lavoro guarda prima di tutto alla cultura e ai valori delle aziende, ricercando una corrispondenza con i propri.
Inoltre si tendono a favorire ambienti di lavoro che promuovono una formazione continua che, come accade in Chopard, coinvolge i collaboratori in attività educative pensate per sviluppare il potenziale personale, aggiornare le competenze in tema di sostenibilità e artigianalità e diventare parte attiva del cambiamento.
Il lusso si fonda storicamente su materiali rari, processi artigianali costosi e produzioni limitate. In teoria, questo modello potrebbe favorire la sostenibilità: prodotti duraturi, non destinati all’usa-e-getta, e una produzione non industriale. Tuttavia, l’uso di risorse pregiate, la dipendenza da filiere globali e l’impatto di materie prime come pelli esotiche o gemme rare sollevano interrogativi ambientali ed etici significativi.
In un tempo in cui i leader di domani – siano essi imprese, manager, artisti o consumatori – sono chiamati a dare senso e responsabilità alle proprie scelte, la Maison svizzera apre la via a una rivoluzione: lasciare un segno che abbia valore non solo per chi compra, ma anche per chi produce, per il territorio, per la società intera. È questa l’eredità più autentica che il lusso può e deve lasciare alle generazioni future.