Il settore sportivo non è più solo un gioco. È un’industria globale da oltre 500 miliardi di dollari, un ecosistema che intreccia spettacolo, branding, investimenti e community management. I club non sono più soltanto squadre, ma organizzazioni complesse, con una base di tifosi globale, un board da soddisfare e un’identità pubblica da curare. In questo contesto, ogni scelta tecnica o comportamentale diventa un atto comunicativo.
Una gestione errata della comunicazione – specialmente nei momenti di crisi – non impatta solo l’immagine, ma può influenzare sponsorizzazioni, engagement digitale, relazioni con i tifosi e valore percepito del brand. In un’era in cui i social media anticipano, amplificano e spesso deformano la narrazione ufficiale, la tempestività e la trasparenza diventano cruciali. Anche perché ogni crisi mal gestita è un potenziale danno reputazionale capitalizzato.
I numeri delle crisi: dove (e come) si rompe la leadership
Dalla cessione shock di una stella NBA all’aggressione di un giocatore da parte del proprio tecnico. Dall’esonero comunicato a notte fonda alla reazione digitale di una fanbase globale. Abbiamo analizzato, insieme allo psicologo dello sport Arturo Vannucci, alcune delle crisi comunicative più recenti nel calcio e nel basket professionistico. In parallelo, abbiamo incrociato i dati di engagement e sentiment, osservando l’impatto diretto delle decisioni (e delle omissioni) dei club.
Il risultato? Una costante trasversale: quando manca una gestione consapevole della comunicazione, la crisi diventa virale.
Il caso Doncic: quando il tifoso diventa investitore emotivo
Febbraio 2025. I Dallas Mavericks scambiano Luka Doncic ai Lakers. La notizia trapela prima dei canali ufficiali, innescando uno tsunami emotivo. Il primo post della squadra – “Welcome to Dallas, @antdavis23” – ottiene 823.582 interazioni e un interaction rate record del 17,8%, contro una media mensile dell’1,5%. Nei due giorni successivi, tre contenuti generano oltre 2,1 milioni di interazioni.
Il sentiment positivo rimane elevato (≈ 58,6%), ma nei commenti prevale l’amarezza. L’hashtag #SellTheTeam diventa virale, mentre parole come “Kai”, “AD” e “Winning” segnano picchi di uso anomalo. I tifosi non contestano solo la scelta tecnica, ma la mancanza di trasparenza e coinvolgimento emotivo da parte del club.
“Quando una scelta viene comunicata senza una narrazione chiara da parte della società o del giocatore, lo spazio vuoto viene riempito dai media. In questi casi, la narrazione tende raramente a favore dei protagonisti, generando ulteriore stress in persone che spesso stanno già attraversando un momento di vulnerabilità”, sottolinea lo psicologo.
Gestione instabile: cambi di allenatore e silenzi strategici
Dicembre 2024. L’AC Milan esonera Paulo Fonseca. La notizia viene diffusa da fonti esterne nella notte tra il 29 e il 30 dicembre, mentre il club ufficializza l’arrivo di Sérgio Conceição solo ore dopo. I tre post principali legati al cambio tecnico totalizzano oltre 300.000 interazioni in 48 ore, con un interaction rate massimo del 2,08%, ben superiore alla media del mese (≈ 1,3%).
Numeri che indicano una fortissima attenzione, ma anche un vuoto comunicativo. I tifosi lamentano disordine, ritardi e mancanza di leadership comunicativa.
“In questo caso anche una scelta che molti tifosi condividevano è stata accolta in modo negativo per il modo in cui è stata spiegata” osserva lo psicologo. “Nello sport, dove l’identificazione emotiva con la squadra è fortissima, una comunicazione disorganica può generare senso di smarrimento, frustrazione e sfiducia, anche davanti a decisioni razionalmente condivisibili. Questo clima può facilmente tradursi in un aumento del linguaggio d’odio, che spesso si riversa anche sui giocatori, andando a minarne il benessere psicologico e la salute mentale”.
Crisi comportamentali: quando l’emotività diventa un caso pubblico
Novembre 2024. Il tecnico della Triestina, Pep Clotet, aggredisce fisicamente il giocatore Raimonds Krollis durante una partita. Il club tace. L’unico post pubblicato quel giorno è una grafica con la formazione. Nessuna presa di posizione, nessun comunicato ufficiale.
Il post totalizza 233 interazioni, con un interaction rate dello 0,98%, superiore alla media mensile dello 0,15%. La community cerca un chiarimento, ma riceve silenzio. Nei giorni seguenti, Clotet dichiara pubblicamente che Krollis “non giocherà più per la Triestina”, senza che la società intervenga.
“Se un conflitto non viene gestito in modo costruttivo, con il supporto di professionisti qualificati, rischia di diventare una frattura irreparabile, invece che un’opportunità di trasformazione“, osserva lo psicologo.
Numeri della crisi1
Club | Evento | IR picco | IR medio | Tot interazioni (48h) | Sentiment neg. (%) |
Dallas Mavericks | Cessione Doncic | 17,8% | 1,5% | 2.145.126 | 6,5% |
AC Milan | Cambio Fonseca-Conceição | 2,08% | ≈1,3% | 300.000 | n/d |
Triestina | Aggressione Clotet | 0,98% | 0,15% | 233 | 7,1% |
Questa sintesi mette a confronto le metriche principali di tre crisi comunicative analizzate:
- IR picco (interaction rate): misura l’engagement generato da un singolo post al suo massimo livello di esposizione. Un valore molto superiore alla media è spesso indice di crisi o eventi straordinari.
- IR medio: la media stagionale o mensile della pagina, utile per valutare se un contenuto ha generato un’anomalia di attenzione.
- Tot interazioni (48h): somma di like, commenti e condivisioni nei due giorni successivi all’evento.
- Sentiment negativo (%): quota di commenti e reazioni con tono ostile o critico. Dove non disponibile (n/d), il sentiment non è stato misurabile dai dati forniti.
Una divergenza marcata tra IR picco e IR medio, accompagnata da un sentiment negativo elevato, segnala una crisi reputazionale latente o attiva.
Comunicare è allenare la fiducia
Nel mondo dello sport contemporaneo, non basta vincere sul campo. I club sono brand, i giocatori sono asset reputazionali, e i tifosi sono investitori emotivi. Una decisione tecnica sbagliata si può correggere. Una crisi comunicativa mal gestita, invece, lascia tracce profonde.
In un ecosistema che vive in tempo reale, chi guida deve anche saper parlare. Perché nel 2025, la leadership non si misura solo in trofei, ma in coerenza narrativa, lucidità nei momenti di crisi e capacità di proteggere — e coltivare — la relazione con la propria community. In fondo, anche comunicare è allenare. Solo che, a differenza del campo, qui non c’è un fischio d’inizio: si gioca sempre.
- Dati Fanpage Karma ↩︎