L’IA a scuola: nuovi strumenti per stimolare gli studenti


In ambito educativo, l’intelligenza artificiale appare divisa tra istanze contrastanti: supporto alla ricerca umana, miglioramento delle singole prestazioni, dimezzamento delle tempistiche, rapido confronto di ampie moli di dati. 

Perché questo delicato equilibrio trovi una salda applicazione nella pratica quotidiana, i suoi diretti utenti – ragazzi e ragazze alle prese con la formazione della propria personalità – devono essere formati circa le implicazioni etiche che sottendono l’utilizzo stesso dello tecnologia. 

L’IA a scuola

Tecnologia e istruzione, due attori destinati a un perenne antagonismo? A ben guardare, per anni la normativa scolastica ha guardato con sospetto i progressi tecnologici, non riuscendo a cogliere appieno le potenzialità sottese per poi trasferirle alla didattica. A scanso di equivoci, va detto che il tracciato, per come finora lo abbiamo conosciuto, è stato capovolto: l’intelligenza artificiale è oggi sbarcata nelle scuole, su quegli stessi banchi che per decenni hanno visto transitare soltanto carta stampata. 

Con il decreto ministeriale n.166 del 9 agosto 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha infatti implementato alcune linee guida già previste al di là delle Alpi, nella maggior parte degli Stati europei. Nello specifico, all’interno di Piattaforma unica, canale ufficiale del Ministero utile a famiglie e studenti per reperire informazioni e supportare le attività di orientamento scolastico, si prevede l’introduzione di un nuovo strumento digitale, con l’obiettivo di favorire un “uso antropocentrico” dell’intelligenza artificiale in ambito scolastico. In sintesi, non una semplice sovrapposizione di risultati, bensì una visione complementare in cui la fine di un dato si incastra agevolmente con l’inizio di un altro. 

Nel dare seguito a questo passaggio, il quadro di riferimento rimane pur sempre quello tracciato dal Codice in materia di protezione dei dati personali, nonché dal Regolamento (UE) 2024/1689 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 giugno 2024, che fissa alcune regole standardizzate sull’intelligenza artificiale. 

Cosa cambia?

Mettendo lo studente e il suo sviluppo psico-cognitivo al centro, le principali modifiche apportate riguardano la fase di utilizzo dell’intelligenza artificiale, che da sporadico e individuale viene canalizzato entro le mura scolastiche sotto la supervisione del personale docente. 

Ma una volta terminato l’orario scolastico, rimane comunque un nodo insoluto: la preparazione e lo studio dei singoli, pilastri che in assenza delle corrette precauzioni sotto il profilo etico e tecnico rischiano di essere imbrattati. 

I benefici 

A fare da contrappeso subentrano però due componenti affini alla didattica la cui importanza non può essere tralasciata, la motivazione e il coinvolgimento sperimentato nelle attività proposte in orario scolastico ed extrascolastico. 

Sotto quest’ultimo punto di vista, l’intelligenza artificiale può offrire modalità alternative di preparazione alle discipline, interrompendo così quella retorica che, da anni, dipinge l’apprendimento come una mera lista di informazioni vacue. Soltanto lavorando sulle esperienze e, dunque, sulle emozioni riscontrate dagli studenti è possibile mantenere vivo quanto imparato e depositarlo nelle memoria a lungo termine. 

Non meno importante è la sensibilizzazione rispetto alle sfide correlate ai social e alla rete: valutandone l’impatto diretto tra i banchi di scuola, una volta terminati gli studi, i ragazzi e le ragazze avranno anche acquisito una serie di competenze trasversali che saranno poi utili anche nel mondo del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, il personale docente è chiamato a rivedere le proprie modalità di interazione con il gruppo classe, svecchiando quell’impostazione unidirezionale che, ad oggi, fa sempre più fatica a trovare applicazione.

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