Negli ultimi anni l’Italia ha visto una rapida espansione del settore dei data center, spinta dalla digitalizzazione crescente delle imprese, dall’adozione massiva del cloud computing e, più recentemente, dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Questa infrastruttura invisibile, ma cruciale, rappresenta il vero motore dell’economia digitale: consente l’elaborazione, l’archiviazione e la distribuzione dei dati che alimentano servizi pubblici, piattaforme online e applicazioni industriali. Tuttavia, la crescita del settore pone sfide significative sul fronte della sostenibilità energetica e ambientale.
Un settore in forte espansione
Secondo i dati più recenti, l’Italia è tra i Paesi europei con il tasso di crescita più alto in termini di nuove infrastrutture: ad agosto 2025 le richieste di connessione dei data center hanno raggiunto quota 342, in aumento del +1600% rispetto al 2020, per un totale di 55 GW di richieste di allaccio alla rete, metà delle quali localizzate in Lombardia e 7 GW solo nella città di Milano.
Roma e il Capoluogo lombardo si stanno affermando come poli strategici per operatori nazionali e internazionali, attratti dalla posizione geografica e dal potenziamento delle reti di trasmissione, imponendosi sui grandi hub storici europei, come Londra, Francoforte e Parigi, i quali mostrano segnali di saturazione, a causa di una serie di vincoli energetici, infrastrutturali, urbanistici e normativi.
L’Autorità per l’energia e Terna evidenziano come la domanda elettrica associata ai data center sia destinata a crescere sensibilmente entro il 2030, con un impatto stimato di diversi TWh all’anno sul consumo complessivo nazionale.
Questa espansione, pur rappresentando un’opportunità per l’innovazione, l’occupazione e il valore aggiunto generato, solleva interrogativi sulla sostenibilità del modello attuale. I data center, infatti, richiedono un’alimentazione continua e sistemi di raffreddamento altamente energivori: un singolo impianto può consumare energia paragonabile a quella di una città di medie dimensioni.
Efficienza e gestione energetica
Per ridurre l’impatto ambientale, gli operatori stanno adottando strategie basate su efficienza energetica, uso di fonti rinnovabili e ottimizzazione dei sistemi di raffreddamento. L’indice PUE (Power Usage Effectiveness) — che misura il rapporto tra l’energia totale consumata e quella effettivamente destinata all’elaborazione dei dati — rappresenta oggi un parametro chiave per valutare le prestazioni dei data center.
Gli standard più avanzati mirano a valori di PUE inferiori a 1,2, mentre strutture obsolete possono superare 2,0. Le nuove generazioni di impianti integrano tecnologie di free cooling, sistemi di gestione intelligente dei carichi e soluzioni di riutilizzo del calore. Alcuni operatori stanno sperimentando il recupero del calore dissipato per alimentare reti di teleriscaldamento urbano, trasformando un problema di dispersione energetica in un’opportunità di economia circolare.
È ciò che accade, ad esempio, a Brescia, con il data center Qarnot, il quale consente di recuperare calore di scarto per alimentare il teleriscaldamento 4.0, riscaldando 1.350 appartamenti e portando benefici diretti a famiglie e ambiente. A Rozzano, l’energia termica generata dal data center Enterprise viene messa a disposizione di oltre 5mila abitazioni attraverso l’uso di scambiatori e pompe di calore. E ancora, nel cuore delle Alpi, nella Val di Non, sta nascendo Intacture, un’infrastruttura ipogea concepita per ospitare dati in modo sicuro, efficiente e durevole, attraverso un’architettura sostenibile che dialoga con il paesaggio circostante, rispettando il principio della minima interferenza visiva.
La rete elettrica come fattore abilitante
La sostenibilità del settore non dipende solo dall’efficienza interna dei data center, ma anche dalla capacità della rete elettrica di integrare queste nuove esigenze di carico in modo flessibile e resiliente, senza trascurare la continuità che è vitale per evitare blackout digitali con perdite economiche incalcolabili.
Terna, gestore della rete di trasmissione nazionale, sta lavorando per potenziare le connessioni e garantire l’affidabilità del sistema, soprattutto nelle aree dove si concentrano le nuove stazioni. La connessione diretta a fonti rinnovabili e la realizzazione di hub energetici locali rappresentano soluzioni in via di sviluppo per bilanciare domanda e offerta.
L’evoluzione della rete sarà cruciale anche per supportare l’intelligenza artificiale, che richiede un’enorme capacità di calcolo e, di conseguenza, un incremento dei consumi. La crescita dei data center dedicati all’AI sta portando a una riflessione sul mix energetico nazionale e sulla necessità di accelerare la transizione verso fonti pulite.
Politiche, regolamentazione e incentivi
Sul piano istituzionale, l’Italia sta cercando di allinearsi agli obiettivi europei in materia di efficienza energetica e riduzione delle emissioni. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e il Green Deal europeo promuovono la digitalizzazione sostenibile come leva per la competitività e la decarbonizzazione.
Tuttavia, la mancanza di una normativa specifica per i data center “green” rappresenta ancora un limite. Alcuni operatori chiedono l’introduzione di incentivi per l’utilizzo di energia rinnovabile certificata, la riduzione dei tempi di connessione alla rete e la semplificazione delle procedure autorizzative.
In parallelo, le grandi utility energetiche stanno assumendo un ruolo strategico: A2A, Enel e altre realtà del settore stanno collaborando con i principali player per sviluppare infrastrutture a basso impatto ambientale, integrate con sistemi di monitoraggio in tempo reale dei consumi e dell’impronta di carbonio.
Verso un modello di data center sostenibile
Il percorso verso la sostenibilità dei data center italiani è ancora in evoluzione, ma gli esempi virtuosi non mancano. Le nuove installazioni tendono a privilegiare aree geografiche con minore densità urbana e maggiore disponibilità di energia rinnovabile, riducendo la pressione sui centri metropolitani: un’opportunità in più per il Sud Italia, dotato di infrastrutture strategiche come le landing station dei cavi sottomarini, ma dal potenziale ancora inespresso.
L’obiettivo di lungo periodo è arrivare a un modello di “data center carbon neutral”, capace di coniugare affidabilità, efficienza e sostenibilità ambientale. Per raggiungerlo servirà un approccio integrato tra imprese, istituzioni e gestori di rete: una cooperazione che consenta di trasformare la crescita digitale in un volano per la transizione ecologica e portare l’Italia al centro della data economy mediterranea e mondiale.