Lavoro e generazioni: come sono cambiate le priorità nel tempo


Le generazioni Baby Boomer, Generazione X, Millennials e Generazione Z sono oggi più vicine che mai, unite da un comune contesto lavorativo. Questa convivenza all’interno dello stesso ecosistema professionale presenta ai professionisti delle Risorse Umane la sfida di gestire una serie complessa di esigenze, valori e aspettative. Ogni generazione porta con sé una propria visione del lavoro, che riflette le esperienze e i cambiamenti sociali che l’hanno influenzata. Iniziamo dai Baby Boomer. Si tratta di coloro che sono nati tra il 1946 e il 1964, in pieno boom economico del dopoguerra. Nel loro caso, il lavoro assume una connotazione molto distinta dal resto delle generazioni. Secondo l’indagine Randstad Workmonitor, questa generazione ha un approccio più passivo verso la flessibilità oraria e luogo di lavoro. Pensateche il 31% considera la possibilità di lavorare in modalità ibrida come una priorità, e solo il 35% ritiene cruciale la flessibilità negli orari. Parallelamente a questa visione, i Baby Boomer dimostrano anche la tendenza ad avere aspettative meno elevate rispetto alle generazioni successive. Solo il 32% si definisce ambizioso, e solo il 61% considera importanti le opportunità di formazione e sviluppo (il dato più basso tra le generazioni). Tuttavia, questo gruppo di lavoratori continua a essere profondamente legato alla propria attività, cercando stabilità e sicurezza più che nuove opportunità di carriera. Da qui, inizierà a delinearsi una nuova visione del lavoro. Cronologicamente parlando si colloca la Generazione X, composta dai nati tra il 1965 e il 1980, è spesso considerata “invisibile”, schiacciata tra due generazioni più numerose e vocali. Se prima a influenzare la società c’era il boom economico, ora chi fa parte di questa generazione è cresciuto in un’epoca di austerità e crisi economiche. Ciò li ha resi pragmatici e focalizzati sulla stabilità lavorativa. Circa il 37% degli appartenenti a questa generazione ritiene importante la flessibilità degli orari, e il 32% rifiuterebbe un ruolo che non offre flessibilità nel luogo di lavoro. Per quanto concerne la crescita professionale, il 70% della Gen X considera le opportunità di formazione e sviluppo come fondamentali, evidenziando un forte desiderio di continuare a crescere e migliorarsi, anche se con meno urgenza rispetto ai Millennials. Poi ci sono i Millenials, nonché la generazione che, più di tutte, è stata oggetto di studio e analisi negli ultimi anni. Hanno visto svilupparsi sotto i loro occhi nuove tecnologie, social media e globalizzazione. Pongono enfasi sulla flessibilità, e vedono come elemento fondamentale il work-life balance. Il lavoro da remoto, per il 42% di loro, è intoccabile. A differenza dei Baby Boomer per esempio, la crescita personale e professionale non può, a loro avviso, essere messa in discussione: il 79% valuta la formazione come una priorità, e il 34% ritiene che i datori di lavoro non comprendano appieno le loro esigenze. Secondo lo studio ADP Research Institute “People at Work”, i Millennials privilegiano le aziende che offrono inclusività e che supportano cause sociali e ambientali, e sono disposti a cercare datori di lavoro che rispecchiano questi ideali . A seguire emerge quella realtà che chiude il cerchio di questa analisi: la Generazione Z. La Generazione Z, nonché nati tra il 1997 e il 2010, è la prima generazione di nativi digitali. Per loro, la tecnologia è una parte integrante della vita, e questo si riflette anche nelle loro aspettative lavorative. Il 51% degli appartenenti alla Gen Z considera la flessibilità di orario fondamentale, e il 48% ritiene che la possibilità di lavorare da remoto sia un requisito non negoziabile. Cardine di questa generazione è la tecnologia, specchio delle aspettative lavorative di tutti coloro che ne fanno parte. Immancabile la flessibilità oraria, richiesta da oltre la metà, Questa generazione mostra un forte interesse per il work-life balance e l’allineamento con i valori aziendali. Tuttavia, una parte significativa (40%) sente di non essere pienamente compresa dai datori di lavoro. Le opportunità di crescita professionale sono fondamentali per loro, soprattutto in un contesto che promuove l’evoluzione tecnologica e lo sviluppo di nuove competenze . A partire da queste considerazioni, emerge che l’elemento chiave che accomuna le generazioni citate finora sia il desiderio di essere comprese e valorizzate nel proprio contesto professionale. Per i leader aziendali e i professionisti delle risorse umane, la sfida e l’opportunità risiedono proprio nel riconoscere e rispondere a queste diverse aspettative, creando ambienti di lavoro che promuovano sia lo sviluppo individuale che il successo collettivo.

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