Lavoro e intelligenza artificiale: come cambieranno le competenze richieste nel prossimo decennio


L’intelligenza artificiale (IA) non sta solo trasformando settori industriali e modelli di business, ma sta anche ridefinendo in profondità le competenze richieste nel mondo del lavoro. Nel prossimo decennio, la capacità di adattarsi, apprendere rapidamente e collaborare con le macchine sarà la chiave per mantenere la competitività professionale.

Secondo un recente report del World Economic Forum, entro il 2030 oltre il 40% delle competenze attualmente richieste sarà superato, e milioni di posti di lavoro cambieranno natura o scompariranno completamente. Ma non tutto è negativo: l’IA non eliminerà il lavoro umano, bensì lo trasformerà profondamente.

Le professioni in evoluzione

Alcune figure professionali vedranno una crescita esponenziale. Tra queste:

  • Analisti dei dati e specialisti in IA
  • Esperti in sicurezza informatica
  • Ingegneri di robotica
  • Consulenti per la trasformazione digitale
  • Specialisti in sostenibilità e ESG

Queste professioni non sono solo altamente richieste, ma offrono anche salari superiori alla media e buone prospettive di carriera. Il filo conduttore? Una solida base digitale, capacità di analisi e adattabilità al cambiamento.

Le competenze trasversali saranno decisive

In un mondo dove le macchine sono in grado di eseguire calcoli complessi e operazioni ripetitive in modo impeccabile, il vero valore umano risiederà nelle cosiddette soft skills. Tra le più richieste:

  • Pensiero critico
  • Creatività
  • Intelligenza emotiva
  • Leadership collaborativa
  • Comunicazione interculturale

Le aziende più innovative stanno già investendo nella formazione continua dei dipendenti su queste competenze, consapevoli che il capitale umano rimane l’elemento strategico più importante.

Formazione continua e apprendimento adattivo

Il modello tradizionale di “studiare fino ai 25 anni e lavorare fino alla pensione” è ormai superato. I lavoratori del futuro dovranno imparare costantemente, aggiornando le proprie competenze con corsi brevi, micro-certificazioni e piattaforme di e-learning.

Università e business school stanno già adattando la loro offerta formativa: corsi ibridi, moduli personalizzati e programmi su misura per aziende diventano la nuova norma. Google, IBM e Microsoft offrono già percorsi certificati che possono sostituire (o affiancare) i titoli accademici classici in alcuni ambiti tecnologici.

L’ibridazione tra tecnologia e umanesimo

Una delle grandi tendenze emergenti è l’unione tra competenze tecnologiche e discipline umanistiche. Filosofi, antropologi e psicologi sono sempre più richiesti nei team di sviluppo IA per valutare gli impatti etici, sociali e culturali dei nuovi strumenti digitali.

Il futuro del lavoro sarà sempre più multidisciplinare: un ingegnere dovrà comprendere i principi dell’etica digitale, così come un esperto di comunicazione dovrà saper leggere e interpretare i dati.

Il ruolo delle aziende nella transizione

Le imprese hanno un ruolo chiave nel guidare la transizione. Chi saprà accompagnare i propri dipendenti con percorsi di reskilling e upskilling sarà in vantaggio competitivo.

Alcune aziende, come Accenture, Amazon e Schneider Electric, hanno già lanciato imponenti programmi di formazione interna, destinando miliardi di dollari a iniziative volte a formare i lavoratori del futuro. L’obiettivo non è solo aumentare la produttività, ma anche attrarre e trattenere i migliori talenti in un mercato del lavoro sempre più competitivo.

Politiche pubbliche e inclusione

Anche i governi dovranno fare la loro parte. Politiche attive del lavoro, incentivi alla formazione, sussidi per il lifelong learning e collaborazione con il settore privato saranno fondamentali per evitare un divario crescente tra chi sa adattarsi all’innovazione e chi rischia di restare escluso.

Il rischio di una “nuova alfabetizzazione digitale” è concreto: occorre evitare che milioni di persone vengano lasciate indietro in una trasformazione tanto veloce quanto radicale.

Conclusione: adattarsi è il nuovo vantaggio competitivo

La vera sfida dei prossimi dieci anni non sarà solo adottare nuove tecnologie, ma formare persone capaci di utilizzarle in modo efficace, etico e creativo. In un mondo dove l’IA sarà ovunque, il vero vantaggio competitivo sarà umano: flessibilità, curiosità e capacità di apprendere continuamente.

Chi saprà interpretare questa transizione non solo sopravviverà, ma guiderà la nuova economia. Le imprese e i professionisti che investiranno oggi nelle competenze del futuro saranno i protagonisti del cambiamento di domani.

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Federico Lobuono è il Presidente de La Giovane Roma, membro dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Roma, consulente per il settimanale l’Espresso e il mensile Forbes, eletto nella direzione della Federazione…