Social recruiter: i limiti tra la valutazione e la violazione del candidato


L’importanza dei social network personali nel processo di candidatura per un lavoro è un argomento che merita attenzione mediatica. In un mondo sempre più connesso, i profili social possono diventare una doppia lama: da un lato, rappresentano un’opportunità per i candidati di mostrare la propria personalità e competenza; dall’altro, possono esporli a valutazioni non sempre oggettive da parte dei responsabili delle risorse umane.

Nonostante sia vietato, è pratica comune per molti HR esaminare i profili social dei candidati. Questo comportamento solleva questioni etiche e legali, in quanto potrebbe violare il diritto alla privacy e portare a discriminazioni. La normativa europea, in particolare il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), tutela i dati personali e impone limiti severi al loro utilizzo, precisamente nell’articolo 29 della normativa citata.

In Italia, il Garante della Privacy ha stabilito che i datori di lavoro possono consultare i social network dei dipendenti, limitandosi però ai profili professionali. 

I social network, quindi, possono essere uno strumento utile per i candidati che desiderano promuovere la propria immagine professionale. Tuttavia, è fondamentale che i contenuti pubblicati siano curati e riflettano professionalità. Allo stesso tempo, i datori di lavoro devono rispettare la privacy dei candidati e limitare le loro valutazioni a ciò che è strettamente professionale.

In conclusione, i social network personali giocano un ruolo significativo nel processo di candidatura per un lavoro. I candidati devono essere consapevoli dell’impatto che i loro profili possono avere e gestirli con attenzione. D’altra parte, i datori di lavoro e i recruiter devono attenersi alle normative vigenti, evitando di oltrepassare i limiti imposti dalla legge e rispettando la privacy dei candidati, limitandosi esclusivamente ai profili social professionali. Quest’ultimo punto, leggendo ricerche tematiche, viene rispettato poco dato che circa il 44% dei recruiter tende ad escludere un candidato dopo aver consultato i suoi profili social.

© RIPRODUZIONE RISERVATA